Cronache

Il Nobel alla poetessa che piace ai media

Quale che sia stata la reazione al nome di Louise Glück, il coraggio dell'Accademia di Svezia di premiare una poetessa dà un segnale importante al mondo letterario ed editoriale.

Il Nobel alla poetessa che piace ai media

Anche quest'anno niente Nobel per a scelta - Don DeLillo, Cormac McCarthy, Margaret Atwood, Anne Carson, Milan Kundera, Stephen King e molti altri. Eccola la reazione di metà dei lettori alla notizia del Nobel assegnato a Louise Glück. L'altra metà se ci si basa su Twitter e alcune chat di lettori forti - l'aveva già letta, studiata, prevista... «Io Louise Glück la leggevo già prima che fosse tradotta in Italia». Quale che sia stata la reazione al nome di Louise Glück (soltanto una previsione è stata azzeccata per il Premio Nobel 2020: una donna come vincitrice), il coraggio dell'Accademia di Svezia di premiare una poetessa dà un segnale importante al mondo letterario ed editoriale. Gli ultimi poeti «puri» baciati dal Nobel sono stati Tomas Tranströmer nel 2011 e Wisawa Szymborska nel 1996. A proposito della quale, quando vinse, il Corriere della sera titolò allitterando: «Polacca, poetessa, praticamente sconosciuta». E oggi è un classico. Speriamo così per Louise Glück. Domanda: è vero che i criteri politici aiutano, nella scelta di un Nobel, tanto, o perfino più, di quelli geopolitici? Per alcuni la domanda è retorica. Per altri, un luogo comune. Certo, il pedigree da tempo, ormai aiuta. In un anno nel quale l'agenda mediatica, nel mondo culturale, è stata dettata da parole chiave come parità di genere, immigrazione, body shaming, neofemminismo eccetera, può non essere un caso che il Nobel sia andato a Louise Glück: donna, genitori immigrati (ebrei) ungheresi, un passato complesso e tormentato, da ragazza sofferente di anoressia, oggi professoressa emerita di una delle università più politicamente corrette d'America, Yale; nonché «National Humanities Medal» consegnatale nel 2015 da Barack Obama. E il fatto che la sua poesia Mock Orange, dalla raccolta Triumph of Achilles (1985), sia considerata un vero e proprio inno femminista in versi, non guasta. Settantasette anni, residente a Cambridge, Massachusetts, apprezzata dalla critica letteraria ma sconosciuta al grande pubblico internazionale, Louise Glück (al netto della motivazione un po' generica: «Per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale»), alla fine è la poetessa giusta, col senno di poi, sia per i media sia per Stoccolma (forse andava ancora meglio la scrittrice della Guadalupa Maryse Condè, ma non si può avere tutto dalla letteratura). Gli accademici di Svezia alla fine non riescono mai a sorprenderci veramente.

Sarà che loro hanno il punto di vista dell'immortalità.

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