Cronache

"Noi la chiameremo così". Il disco rotto della Gruber sulla Meloni

La conduttrice di La7 si addentra nelle questioni linguistiche per attaccare la Meloni: "Perché si fa chiamare 'il' presidente? È semplicemente anacronistico". Poi l'annuncio ai telespettatori

"Noi la chiameremo così". Il disco rotto della Gruber sulla Meloni

L'avvertimento di Lilli Gruber ai propri telespettatori è arrivato quasi sul finire della puntata. Pronunciato coi toni sostenuti di una vera e propria presa di posizione: "Qui Giorgia Meloni continueremo a chiamarla la presidente". Nel fortino di Otto e mezzo si farà così. Punto. Del resto, nel furore ideologico scagliato contro la nuova premier, anche le questioni linguistiche sono diventate materia di scontro: su La7 ieri l'argomento è stato prontamente affrontato, con surreali critiche alla leader di Fratelli d'Italia per la sua scelta di declinare al maschile la dicitura del proprio incarico a palazzo Chigi.

Sebbene tale opzione sia prevista dalla lingua italiana (come hanno precisato i maggiori esperti in materia), i pasdaran del politicamente corretto hanno alzato gli scudi. Indignati per la legittima scelta della Meloni. Ai rimproveri di Laura Boldrini e Michela Murgia, salite in cattedra per bacchettare la neo-premier, ieri sera ha fatto eco Lilli Gruber. "Abbiamo la prima premier donna in Italia che però vuole farsi chiamare come un uomo. Perché? Credo che resti un po' un enigma per tante persone", ha affermato la conduttrice di La7, tradendo un visibile disappunto. Come se il problema degli italiani, in questo complesso momento storico e d'attualità, fosse la declinazione scelta dalla nuova inquilina di palazzo Chigi per definire il proprio ruolo.

L'annuncio della Gruber

Poi, dalla propria scrivania televisiva, la giornalista ha comunicato in modo solenne: "Io dico alle spettatrici e agli spettatori che qui continueremo a chiamare Giorgia Meloni la presidente del consiglio o la premier, perché ci sembra semplicemente anacronistico nel 2022 questa specie di distinzione...". Compiaciuta di quella precisazione, la conduttrice si è poi rivolta all'immunologa Antonella Viola, sua ospite in collegamento, e con un sorrisetto ha commentato: "Non la chiamerò professor Viola, ma sempre professoressa".

Le forzature linguistiche di sinistra

Tra surreali accuse di anacronismo e rivendicazioni di piccolo cabotaggio, quell'argomento di per sé marginale è stato trasformato in una questione di principio.

Il colmo è che a contestare la scelta della Meloni state anche personalità che, in nome dell'inclusione, fino a ieri legittimavano forzature linguistiche o addirittura soluzioni posticce come quella della schwa.

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