Noi, sedotti dal Pi greco (ir)razionale e misterioso

Noi, sedotti dal Pi greco (ir)razionale e misterioso

C'è qualcosa di erotico nel giorno che è appena passato. Qualcosa di ancestrale e misterioso, che ti porta al centro dell'universo per un attimo che non finisce mai. Tre e quattordici. È così che gli anglosassoni scrivono le date, prima il mese e poi il giorno. È per questo che il 14 di marzo si santifica il pi greco. Questa lettera che assomiglia a una porta o a un arco squadrato o a due gambe che se ne vanno a zonzo senza tronco e senza testa come un'umanità spezzata alla ricerca di una ragione smarrita indica una costante matematica, la più celebre, la più antica, tanto da nascondere al suo interno il senso della vita. Il pi greco per noi profani è 3,14. Solo che questo numero non si interrompe qui. Dopo la virgola c'è una linea infinita di decimali. Per Wisawa Szymborska, poetessa, Nobel e polacca: «La fila delle cifre che compongono il numero Pi non si ferma al margine del foglio, riesce a proseguire sul tavolo, nell'aria, su per il muro, il ramo, il nido, le nuvole, diritto nel cielo...».

I matematici ti diranno che è un numero irrazionale e tra tutti quelli irrazionali è pure trascendente. E ti mette di fronte a una sconcertante realtà: è impossibile quadrare il cerchio. È nel principio di indeterminazione di Heisenberg, nella costante cosmologica di Einstein.

Il pi greco senza dubbio è donna. È la madre, è la sposa, è l'amante, è la figlia e ogni volta che ne tocchi il mistero ti ritrovi a fare i conti con l'origine dell'universo. Ti rassicura e ti perde. È una costante ma la sua natura tende all'infinito. È qualcosa a cui aggrapparti, come una zattera nei momenti più duri o un sestante in mare aperto, ma non può darti una risposta definitiva. È come una sensazione improvvisa e fuggevole che ti riporta a galleggiare nel liquido amniotico. Eppure c'è, è solido, è fatto di terra e sangue, non così incredibile quanto la radice quadrata di meno uno, che pure secondo i calcoli di Higgs dà massa e sostanza all'universo, come fosse lo spirito santo. Il pi greco è pratico come una massaia, perché serve agli architetti e agli ingegneri, ai biologi e agli statistici, a chi scommette tutto sul calcolo delle probabilità e ai piloti di aereo per stabilire quanto carburante serve per completare la rotta. Il pi greco ti regala anche la formula per costruire l'albero di Natale perfetto. Il pi greco però è fatto della stessa sostanza dei sogni, ti indica l'invisibile. È nella conchiglia e nell'arcobaleno, è nelle pupille e nella doppia elica del dna, è nel percorso sinusoidale dei fiume e nelle onde della luce e del suono. È il tre e quattordici del compleanno di Einstein. È nel rapporto che separa l'alluce dall'ombelico e l'ombelico dalla testa. È antico come i babilonesi ed è sbarcato in Occidente a Siracusa, grazie ad Archimede. È esoterico e si svela nel Talmud. Il pi greco viene dalla parola greca perimetros e segna confini e circonferenze.

Italo Calvino ci racconta nelle Cosmicomiche che «a quel tempo, di numeri ce n'erano soltanto due: il numero e e il numero pi greco». Il pi greco è una carezza e un ricordo di bambino. Come si calcola l'area del cerchio? Raggio per raggio per tre e quattordici.

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