Cronache

Non paga l'Iva, il giudice lo assolve: "Evasione di sopravvivenza"

L'imprenditore in crisi per colpa dei crediti con le Pubbliche amministrazioni. Così il giudice ha deciso che lo Stato non può esigere l'Iva

Non paga l'Iva, il giudice lo assolve: "Evasione di sopravvivenza"

Il principio è semplice, forse troppo. Se lo Stato è debitore di una azienda per 3 milioni e 900mila euro, non può obbligarla a pagare l'Iva e le tasse, metterla in ginocchio e farla chiudere. Uno Stato blando nel considerare le scadenze quando si tratta di pagare ed inesorabile con i contribuenti quando è il momento di incassare.

Quello che è successo a Corrado C., manager di una azienda di costruzioni, è emblematico dell'irrazionalità amministrativa italiana. Come racconta La Stampa, l'imprenditore era stato messo sulla graticola dal tribunale di Pescara, il quale aveva disposto il sequestro dei beni dell'azienda per omesso versamento dell'Iva. Parliamo di 170mila euro non pagati nel 2011, dopo che dal 2005 il manager ogni anno cercava di contrattare con Equitalia la rateizzazione delle sue cartelle fiscali.

Il sequestro dei beni avrebbe fatto chiudere l'azienda. Così, oltre al danno di non vedersi pagati i crediti con le Pa e il calvario giudiziario, sarebbe arrivata anche la beffa dell'addio all'impresa. Ma la Cassazione ha deciso che quella di Corrado C. è stata una "evasione di sopravvivenza", ovvero uno dei casi in cui si decide di non pagare le tasse per evitare di dover mettere il lucchetto ai portoni della propria azienda.

Dal 2008 sono 15mila le imprese italiane che hanno accumulato crediti mai riscossi con lo Stato. Di queste ben 4 mila nel 2011, l'anno in cui Corrado C. non ha pagato l'Iva per cui era finito sotto indagine, sono andate al fallimento. Ma la Cassazione ha emesso il verdetto secondo cui quell'evasione è stata legittima. Mentre Corrado C. cercava di far quadrare i conti, vantava con lo Stato un credito di quasi 4 milioni di euro. Aveva provato in tutti i modi a saldare la cartella esattoriale, ma non ci era riuscito. E così, alla fine, quando ha visto che i suoi crediti con la Pa diventavano eccessivi, aveva deciso di evadere.

Secondo i giudici della Cassazione, lo Stato - responsabile delle sue difficoltà economiche - non poteva obbligarlo a pagare le tasse.

E pensare che sarebbe stato sufficiente applicare i principi contabili più semplici: se un'azienda deve incassare dalle Pa una cifra pari o superiore alle tasse che dovrebbe versare, il suo debito deve essere considerato saldato. Poi le amministrazioni e i suoi dipendenti provvederanno a spostare le somme dall'ufficio del Comune (o altra Pa) debitore a all'ufficio esattoriale.

Oppure Equitalia tartassi anche le Pa che accumulano debiti e mandano in rovina le aziende italiane. Imprenditori che lo Stato stesso trasforma in evasori.

Di sopravvivenza.

Commenti