Ognuno avrà un suo Sanremo, quello del primo amore o di un inverno fortunato, quello che lo fa piangere ancora adesso o l'ultimo prima di sentirsi vecchi. Il mio non è indimenticabile. Non me lo ricordavo. Forse neppure l'ho visto. Avevo undici anni e pochi mesi. Smarrito. Fuori dalla mappa. Senza traccia. L'ho scoperto adesso. È il Festival di Sanremo del 1979.
Per la storia è un fallimento. Le canzoni non venderanno nulla. I presentatori sono Mike Bongiorno e Annamaria Rizzoli. Mike per una volta sembra perfino spaesato. Si guarda in giro come a chiedersi: chi sono questi qui che si aggirano cantando intorno a me? Gli unici ad avere una certa fama sono i Camaleonti e Antoine.
Allora perché proprio il '79? Semplice. È un incantesimo. Ti spiazza. Il merito di questa scoperta, con un viaggio a ritroso in un tempo perduto, è di Marino Bartoletti e Lucio Mazzi. Sono gli autori di Almanacco del Festival di Sanremo (Gianni Marchesini edizioni).
Non è che loro parlino solo del 1979. Ti raccontano tutte le sessantanove edizioni, dalla prima nel 1951 con Nunzio Filogamo come padrone di casa e Nilla Pizzi che canta Grazie dei fiori, fino all'ultima edizione firmata da Claudio Baglioni e con Mahmood che scandisce Soldi. Il '79 sta lì in mezzo agli altri. Bartoletti e Mazzi si limitano a lanciare un'esca, in modo quasi distratto: Sanremo, anche quando è un flop, ti stupisce. Il gioco dell'Almanacco è proprio questo: la vita ha una colonna sonora. Bartoletti e Mazzi te la fanno riscoprire.
Franco Fanigliulo canta, quasi recitando. È spezzino. Ha 35 anni ed è figlio di un marconista e di una pianista. Due anni prima è apparso nel film di Giuseppe Bertolucci Berlinguer ti voglio bene. È il cantante di un improbabile gruppo musicale, «Romeo e i Los Gringos», che annuncia in diretta durante un concerto la morte della madre di Mario Cioni, alias Roberto Benigni. Al Festival porta una canzone dal titolo sgrammaticato: A me mi piace vivere alla grande. A metà degli anni Ottanta si ritira in una fattoria a Vezzano Ligure. Non rinuncia però a fare l'autore e collabora fino alla morte, prematura, per un ictus al cervello, con Vasco Rossi, gli Stadio e Zucchero.
C'è anche Marinella Bulzamini in quella ventinovesima edizione. È bolognese, surreale, disincantata e racconta le disavventure di un'impiegata della Sip, alienata dagli elenchi telefonici. Non sa quanto il posto fisso sarebbe diventato una sorta di miraggio. Il titolo della canzone, scritta dal marito Roberto Ferri, è: Autunno, cadono le pagine gialle. Tornerà all'Ariston due anni dopo, quando la debuttante Elisa vince grazie a Per Elisa, con Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare.
Mike Bongiorno chiede a tutti di raccontarsi, aggiungendo un malefico: «Visto che non vi conosce nessuno». Tra i presunti nessuno ci sarebbe anche Enrico Beruschi. Non è ancora quello di Drive In, ma da una decina d'anni ha lasciato il posto di ragioniere alla Galbusera per sfidare il pubblico del Derby di Milano. La sua è una canzone d'amore: Sarà un fiore. «Tu sei stesa dirimpetto/ Tu mi dici dolcemente/ Cusa l'è ches chi/ Cusa l'è ches chi/ Ma come/ Non è mica un aeroplano». Arriva quinto, appena dopo i Collage con La gente parla e molto più piazzato dei Pandemonium con un'altra romantica canzone d'amore: Tu fai schifo sempre.
Il vincitore è Mino Vergnaghi con Amare. Sanremo non gli porta subito bene. Vince e la sua casa discografica «chiude i battenti e lo lascia a piedi». Se ne va in Inghilterra. «Non canta male e scrive ancora meglio - certifica Bartoletti -. Se ne accorge Zucchero che gli affida la musica di Diamante».
La canzone simbolo di quel Sanremo è Barbara di Enzo Carella. Il testo è di Pasquale Panella che tra qualche anno regalerà a Lucio Battisti, stanco di Mogol, i percorsi dissonanti e meravigliosi di Don Giovanni o Hegel. Gli italiani invece cantano Tu sei l'unica donna per me di Alan Sorrenti e ascoltano i Bee Gees e Julio Iglesias. È l'anno in cui nascono Valentino Rossi e Andrea Pirlo. Mennea con 19 secondi e 72 centesimi fa il record del mondo sui 200 a Città del Messico. La Ferrari torna a vincere il mondiale con Jody Scheckter e i suoi tifosi si innamorano di Gilles Villeneuve. I banditi sardi rapiscono Fabrizio De André e Dori Ghezzi.
Margaret Thatcher vince le elezioni, l'Europa battezza lo Sme, il sistema monetario europeo e l'Unione sovietica invadono l'Afghanistan. C'è chi in prima media sogna di fare il giornalista. Gli anni Settanta li ha vissuti da bambino. Il Sanremo del 1979 avverte che gli «anni di piombo» stanno per finire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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