La flat tax ha prepotentemente riportato al centro della discussione la disuguaglianza dei redditi e la presunta ingiustizia del sistema di mercato. Matteo Renzi dice: «Toglie ai poveri per dare ai ricchi». Si tratta di un errore. Vediamo perché.
Una società liberale non toglie a nessuno. Al contrario si batte perché lo Stato ci tolga il meno possibile. Uno Stato moderno combatte la povertà. Ma ritiene che il modo migliore per farlo non sia ridurre in tale condizione chi non lo è. Se ridurre in povertà Bill Gates servisse a qualcosa, un liberale sarebbe comunque contrario, ma grazie al cielo e al buon senso, tagliare le unghie ai capitalisti non ci rende più ricchi. Dal punto di vista filosofico, Harry Frankfurt ci ricorda come il modo migliore per ridurre velocemente le disuguaglianze economiche sarebbe paradossalmente rendere tutti ugualmente poveri.
La flat tax è la tassa di una società di liberi. È l'imposta che non discrimina i più poveri, ma che incentiva a diventare sempre più ricchi. Sì, a diventare sempre più ricchi. Il che non rappresenta un peccato.
Un'ulteriore obiezione va oggi molto di moda. E cioè che tassando meno i più ricchi, si ottengono minori risorse per gli indigenti. La cosa è palesemente falsa. Se così fosse l'alta tassazione di cui oggi godono, loro malgrado, imprese e famiglie italiane, avrebbe dovuto sradicare la povertà. Cosa che gli stessi critici della flat tax, dicono non essere avvenuta. Si può trovare una correlazione inversa: i Paesi ad alta tassazione sono quelli che crescono di meno e che dunque hanno maggiori tassi di disoccupazione.
Rendere l'imposta sul reddito piatta, uguale per tutti (con no tax area per i redditi più bassi) ha però un effetto collaterale micidiale per chi intermedia le nostre risorse. Affamare la bestia, dare meno risorse allo Stato, renderebbe ancora più clamoroso il modo dissennato in cui si spendono i nostri quattrini. Anche se, purtroppo diciamo noi, l'effetto di una tassa semplice e piatta sarebbe quello di fare emergere imponibile e dunque le casse di Padoan non ne soffrirebbero troppo.
Ci ricordiamo bene gli sberleffi che si prendevano coloro che venti anni fa lamentavano il fisco oppressivo. I tempi delle «tasse sono belle» sono passati.
Tanto che oggi in tutti i programmi elettorali sono presenti tagli alle imposte.La stessa cosa avverrà con la flat tax. Il prossimo terreno di scontro non sarà sulla sua efficacia, ma sull'aliquota migliore a cui applicarla.
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