Cronache

Non vuole tornare in Romania: uccide la moglie con 27 coltellate

Il quarantenne Adrian Luminita è stato condannato all'ergastolo (e al risarcimento di un milione di euro) dalla Corte d'Assise di Grosseto per aver ucciso la moglie

Il tribunale di Grosseto
Il tribunale di Grosseto

Uccise la moglie al termine di un raptus di inaudita violenza, rifilandole ventisette coltellate e provando poi persino a bruciare la salma. E adesso trascorrerà il resto della sua esistenza in carcere, oltre a dover risarcire la famiglia della consorte con un milione di euro. La Corte d'Assise del Tribunale di Grosseto non ha avuto dubbi, nel condannare all'ergastolo Adrian Luminita per il femminicidio della partner Madalina.

Una tragedia che risale al 6 dicembre del 2020: la coppia, originaria della Romania, vive nella dependance di una villa di Capalbio (nella Toscana del sud) per la quale entrambi lavoravano come custodi. Stando alla sua confessione, il quarantenne romeno si era però stancato di quel lavoro, tanto da aver espresso più volte alla donna la volontà di licenziarsi e tornare a casa. Quest'ultima era tuttavia del parere opposto e le discussioni degeneravano spesso in liti violente. Fino a quel giorno di dicembre di quasi due anni fa, quando si consumò il dramma: durante l'ennesimo scambio di vedute sin troppo movimentato, l'uomo diede in escandescenze e, una volta afferato un coltello, colpì la trentaduenne più e più volte, lasciandola esanime in una pozza di sangue.

Prima di esalare l'ultimo respiro, la moglie aveva tentato un'ultima disperata difesa, riuscendo a ferire il suo aguzzino. E quest'ultimo, appena interrogato dalle forze dell'ordine (inizialmente venne ricoverato all'ospedale di Siena a causa delle ferite riportate, ndr) asserì di esser stato costretto a difendersi, in quanto sarebbe stata la consorte ad attaccarlo per primo. Una versione che presentava tuttavia evidenti lacune e che gli inquirenti smontarono in poco tempo. Sino ad indurre il protagonista della storia a confessare: ha detto tramite il proprio legale di aver agito in un impeto d'ira, mosso dalla volontà di tornare nella città romena di cui era originario (Botosani) perché a differenza della moglie non era riuscito ad inserirsi nel tessuto sociale italiano.

E dinanzi alle proteste della donna che aveva sposato, non ha esitato ad ucciderla pur di far valere il proprio punto di vista. E con l'obiettivo di cancellare ogni prova a suo carico, aveva persino tentato di dare fuoco al cadavere, prima di desistere a causa delle fiamme che stavano propagandosi per tutta la casa. Senza dimenticare che, a detta degli investigatori, Luminita ha confessato solo perché ormai resosi conto di essere con le spalle al muro.

E tenendo conto di tutti questi fattori, i giudici non hanno avuto dubbi nell'infliggergli il massimo della pena.

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