Coronavirus

Il Ministero fa retromarcia, nuove direttive per i pompieri. Ma regna il caos

Ora il Capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco modifica le direttive per i suoi uomini. Dopo che noi de IlGiornale.it avevamo denunciato le difficili condizioni in cui si trovano costretti a lavorare i pompieri

Il Ministero fa retromarcia, nuove direttive per i pompieri. Ma regna il caos

Ora il Capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco fa un passo indietro e modifica le direttive per i suoi uomini. Pochi giorni fa noi de IlGiornale.it avevamo denunciato le difficili condizioni in cui, da mesi, si trovano costretti a lavorare i pompieri.

Con l’emergenza sanitaria nazionale causata dalla pandemia del Covid19 gran parte degli italiani si trova a dover affrontare una quarantena volontaria che vieta a chiunque non possa farne a meno, per motivi strettamente necessari, di uscire dalla propria casa. Ad essere esclusi da questa autotutela tutti coloro che si trovano a svolgere lavori al servizio dei cittadini. Tra cui, anche i pompieri. Sempre pronti e in prima linea nel mettere a disposizione il proprio operato per garantire la sicurezza di tutti gli italiani.

Eppure, proprio loro, gli uomini coraggiosi che con passione e estrema dedizione continuano ad aiutare le persone costretti a starne a stretto contatto, sono i primi a non essere tutelati. I contagi aumentano a vista d’occhio. Giorno, dopo giorno. Il nemico invisibile riesce ad attaccare senza che ce ne accorgiamo. É ovunque. E contrarlo è tanto pericoloso quanto facile. Da giorni, ormai, tutto lo stivale, da nord a sud, è alla ricerca di munizioni per proteggersi dalla bestia. Gel disinfettanti per ammazzare il virus, guanti in lattice per proteggersi le mani, occhiali che facciano da muro alle mucose e poi le mascherine per proteggere naso e bocca. Introvabili. Diventate lo strumento indispensabili per chi si trova a contatto con persone.

Ad esserne sprovvisti anche loro. I coraggiosi pompieri. Le cui nuove direttive, inoltrate dal comando generale, su come agire in caso di necessità tenendo conto dell’emergenza del Coronavirus, lasciavano sbalorditi. Nei documenti ufficiali di cui, noi de IlGiornale.it siamo venuti in possesso, si chiedeva ai vigili del fuoco di proteggersi parte del volto con le famose mascherine chirurgiche tenendo però in considerazione persino la possibilità (in assenza di queste) di sostituirle con il sottocasco in dotazione.

Una soluzione che aveva fatto adirare gli uomini che prestano servizio. Il sottocasco infatti, è lo stesso che i pompieri utilizzano per qualsiasi operazione e che servirebbe a proteggerli da fumo e fiamme. Un tessuto che per forza di cose non riuscirebbe a garantire la sicurezza degli uomini, non trattandosi, evidentemente, di materiale sterile.

Un beffa non da poco. Che adesso, è stata ritrattata dall’amministrazione. Nelle nuove direttive infatti si legge: “Si raccomanda di indossare maschere di tipo chirurgico o del tipo in tessuto non tessuto o similari coprire naso e bocca con dispostivi o strumenti atti a contenere la diffusione di droplets, anche facenti parte dei dispositivi in dotazione, quali ad esempio il sottocasco antifiamma adeguatamente pulito”. Insomma, il sottocasco diventa ora, l’ultima opzione e, sopratutto, si raccomanda che sia pulito. Un’accortezza non da poco, che però continua a lasciare molti dubbi. “A noi non è arrivata nessuna nuova protezione e le scorte sono a rischio esaurimento - ci spiega Antonino Stilo, segretario territoriale FNS, CISL E VVF a Reggio Calabria - sono, in effetti, arrivati nuovi rifornimenti di mascherine, ma solamente nelle zone più colpite dall’epidemia. Lombardia e Veneto.” Nelle altre regioni ancora si attende che qualcuno riesca a fornire gli strumenti protettivi ai vigili del fuoco. Non solo per la loro tutela, ma anche per quella di tutti i cittadini.

Dietrofront del Capo del corpo del vigili del fuoco anche per quanto riguarda la seconda denuncia che avevamo reso pubblica. Nelle precedenti linee guida si specificava, tra le altre cose, che i vigili del fuoco sarebbero potuti rientrare in servizio dalla quarantena anche se affetti da Coronavirus. Ma solo per necessità. Proprio così: “Il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che venga posto in quarantena con sorveglianza attiva da parte dell’autorità sanitaria, potrà essere richiamato in servizio per comprovate necessità operative laddove risulti asintomatico”. Per fortuna questo non è più possibile. E a esplicitarlo sono le nuove disposizioni dove, al primo rigo di pagine tre, ad introdurre la suddetta possibilità si aggiunge una precisazione: “per i provvedimenti di quarantena con sorveglianza attiva per personale VF asintomatico e non positivo al Covid19”. Potranno tornare a lavoro, in caso di necessità coloro che si trovano in quarantena sorvegliata, ma solo se risultati negativi al tampone per il Coronavirus.

Ancora un volta però sorge spontanea una domanda. Se a poter tornare in servizio sono solo i pompieri sani si presuppone che ad ogni operatore venga prima fatto il tampone per garantirlo. Ma in caso di emergenza non vi sarà il tempo necessario per attendere la risposta del test medico. E quindi, come ci si assicurerà della buona saluta dei pompieri? Perché si possa rispettare tale linea guida le analisi dovrebbero essere fatte non appena un’uomo viene identificato come un probabile portatore di Covid19. In questo secondo caso i vigili del fuoco risultati negativi però, non avrebbero motivo di essere posti in quarantena con sorveglianza attiva e gli altri, non potrebbero tornare in servizio neanche in caso di estrema necessità.

Siamo davanti all’ennesimo controsenso che lascia ancora troppi punti interrogativi.

Commenti