Cronache

Caso Meredith in Cassazione, Sollecito in aula con la famiglia ma Amanda resterà in America

È stata chiesta la conferma della condanna per entrambi gli imputati. Lui è in aula, lei attende il verdetto a Seattle e non ha intenzione di tornare in Italia. Il verdetto è atteso per venerdì

Caso Meredith in Cassazione, Sollecito in aula con la famiglia ma  Amanda resterà in America

La storia di Raffalele Sollecito e Amanda Knox si incrocia ancora una volta, l’ultima, davanti alla Cassazione. Spetta alla Suprema Corte il compito di mettere la parola fine su un caso che ha fatto parlare di sé il mondo intero: la morte di Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni, in Erasmus a Perugia, assassinata nel suo appartamento la notte tra il primo e il 2 novembre del 2007.

Il procuratore generale Mario Pinelli ha chiesto la conferma della condanna, rispettivamente a 25 e 28 anni, per entrambi gli imputati, abbracciando appieno la ricostruzione effettuata dai giudici dell'appello bis.

I due giovani, oramai adulti, questa volta non si incontreranno nel Palazzaccio.

Sollecito, oggi ingegnere, è presente in aula: in abito scuro, coi lunghi capelli biondi, appare sereno e sorridente. Accanto a lui ha la nuova fidanzata e i familiari, pronti ad accogliere il verdetto.

Amanda invece ha deciso di restare a Seattle, dove è tornata a vivere dopo che la prima pronuncia d’Appello l’ha scagionata. Oggi lavora in una libreria e collabora come freelance per il “West Seattle Herald”. Anche lei sembra un’altra persona. Il volto angelico e lo sguardo gelido sono rimasti. Ma ora ha i capelli corti, gli occhiali e, da settimane, si rincorrono le voci di un suo possibile matrimonio riparatore con il nuovo fidanzato Colin Sutherland, ex compagno di scuola e rocker. Il “The Guardian” ha anche avanzato il dubbio che la ragazza fosse incinta. Se così fosse, qualora la Suprema corte dovesse confermare la condanna inflitta in appello, la richiesta di estradizione in Italia sarebbe respinta di certo. In ogni caso ci sono poche e residuali possibilità che gli Stati Uniti siano disposti a concederla. Dopo la condanna in primo grado, infatti, Amanda e Raffaele furono assolti dalla Corte d’Assise d’Appello di Perugia e il caso giunse per la prima volta davanti alla Cassazione, che riaprì il processo. Il 30 gennaio dello scorso anno, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze condannò entrambi gli imputati a 28 e 25 anni.

Negli Stati Uniti però non esiste il giudizio formale di Cassazione, e vige il principio del “Ne bis in idem”, per cui una persona non può essere giudicata la seconda volta per le stesse accuse. Di fatto, per gli americani, la prima assoluzione ottenuta potrebbe essere considerata più che sufficiente per ritere la Knox innocente.

Tanto lei che Sollecito si sono sempre detti estranei ai fatti, sin dall’arresto, arrivato a pochi giorni dall’omicidio. Secondo i giudici di secondo grado, come si legge nelle quasi 400 pagine di motivazioni della sentenza di condanna, Meredith Kercher fu colpita al collo “da due armi da taglio distinte”. Una impugnata dalla Konx, che causò la ferita considerata mortale, l’altra da Sollecito. Il movente, scrivono i giudici, non fu il rifiuto di Meredith di fare sesso di gruppo, ma un litigio. Tra Meredith e Amanda “non c’era simpatia reciproca”, anzi la prima“nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina”. La notte fra il 1 e il 2 novembre 2007, scrivono i giudici, fu la ragazza di Seattle a far entrare nell’appartamento Rudy Guede (il giovane già condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per il delitto, dopo aver scelto il rito abbreviato). L’ivoriano “tenne un comportamento poco urbano”, che diede fastidio a Meredith. Questa situazione, unita alla “sparizione del denaro e delle carte di credito che aveva nella sua camera da letto, spinsero dalla ragazza inglese a chiedere spiegazioni ad Amanda, che aveva fatto uso di sostanze stupefacenti e si era raccolta in “intimità” con Raffaele.

La lite fra le due coinquiline scoppiò in una situazione di “apparente normalità”. In un contesto che,“sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze” esplose in una “progressiva aggressività”. Guede agì animato dall'"istinto sessuale, Amanda e Sollecito da “volontà di prevaricazione e di umiliazione di Meredith”. "L’aggressione fu simultanea e posta in essere da tutti e tre i correi – scrivono i giudici – i quali collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith Kercher ed usarle violenza“. Poi i giovani persero il controllo della situazione. Il resto è cronaca già nota.

Ora bisogna capire cosa accadrà. Nei giorni scorsi la difesa di Sollecito ha fatto sapere che il ragazzo, la sera dell’omicidio, stordito da massicce dosi di marijuana, in realtà non ricorda bene se, come ha sempre dichiarato, Amanda fosse rimasta con lui. Il giovane pugliese ha così messo in serio dubbio l'alibi della ex fidanzata. Nei documenti ritrovati dalla scientifica è stato dimostrato che la notte dell'omicidio Sollecito stesse vedendo dei film sul pc. Ma, fino a qualche tempo fa, entrambi gli imputati avevano sostenuto di essere rimasti insieme tutta la notte.

Per capire come i giudici interpreteranno questa nuova versione dei fatti bisognerà attendere il verdetto che è atteso per venerdì prossimo.

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