Cronache

Presi i narcos della Capitale

Colpite le tratte della coca tra Roma e la Colombia. Frantumate vecchie e nuove piazze di spaccio. Catturati i capi dell’organizzazione

Presi i narcos della Capitale

Immaginate la miglior filmografia di Martin Scorsese. Poi affacciatevi da un balcone della capitale. Uno qualsiasi. E respirate: sì, è tutto vero. Boom di arresti a Roma in questo soleggiato giorno di settembre. Qualcosa che ricorda un blitz di qualche anno fa. Spaccio, traffico di droga e venti chili di cocaina sequestrate dalla squadra mobile. Dai quartieri periferici dell’area sud-est, fino al litorale, chiusi i rubinetti della “bamba”. A dare un duro colpo ai criminali delle piazze di Marranella, Torpignattara, La Rustica, Acilia, Infernetto, Tiburtino e Fonte Nuova, gli agenti della sezione antidroga coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafica capitolina. Arrestate 21 persone. Nell’ambito dell’Operazione Lucifero 2017 sono stati sequestrati oltre ai 20 chili di cocaina, 20 di marijuana e 10 di hashish, armi da fuoco e 20mila euro. Tra i soggetti colpiti figurano elementi di spicco della criminalità romana con collegamenti che portano dritti fino ai campi di coca della Colombia.

Per gli agenti non è stato facile spazzare via questo business. Hanno messo su un’indagine vecchio stile: appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche. Tutto parte da un sequestro eseguito nel marzo 2017 che aveva fatto emergere la figura di Davide Barberis conosciuto negli ambienti criminali come “personal trainer” in stretto contatto con la malavita albanese, in particolare con Dorian Petoku, appartenente alla “batteria di Ponte Milvio”, recentemente riemersa alle cronache in seguito all’omicidio di Fabrizio Piscitelli (Diabolik). Si è partiti con il monitoraggio di Barberis e Casimiro Malafronte detto “Miro”. Sono stati individuati poi altri soggetti gravitanti nel mondo degli stupefacenti a loro volta fornitori di altrettante piazze di spaccio.

Tra questi Alessio Di Gianfelice, tratto in arresto insieme a Gaetano Giuseppe Mazza, dal quale si riforniva di droga. Quest’ultimo la faceva giungere dal Sudamerica dove godeva dell’appoggio dei cartelli. Le comunicazioni tra i criminali avvenivano con l’utilizzo di nomi in codice, in particolare, il promotore dell’organizzazione, Flavio Messina, era solito avvisare tutti i clienti ogni volta che sostituiva un’utenza cellulare, non più considerata sicura, con un sms: “Ciao so SMA”. A incastrarlo proprio questa firma. Ogni volta che l’organizzazione veniva colpita dagli investigatori era proprio Flavio Messina che reperiva i nuovi siti di custodia dello stupefacente e si occupava del reclutamento delle nuove leve.

Quello smantellato oggi era un sistema che prevedeva l’utilizzo di taxi per gli spostamenti degli spacciatori. Ingegnoso, ma inutile. L’intento era quello di evitare una facile individuazione dei mezzi di trasporto utilizzati e la relativa identificazione degli uomini. Il taxi veniva usato anche per percorrere brevi tratti all’interno dello stesso quartiere. Oggi sono stati impiegati oltre 100 agenti di polizia.

E per questa volta, almeno, lo Stato ha vinto.

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