Coronavirus

Ora pure Lopalco ammette le bugie sulle mascherine

"Le mascherine non c'erano", ha spiegato il virologo, neo assessore alla sanità della regione Puglia governata da Michele Emiliano

Ora pure Lopalco ammette le bugie sulle mascherine

Il neo assessore regionale della Puglia governata da Michele Emiliano, vale a dire il virologo Pierluigi Lopalco, rivela finalmente perché nelle fasi più drammatiche della pandemia da Coronavirus si fosse sentito ripetere spesso che le mascherine non servissero poi tanto: "Perché non ce n'erano".

Un'ammissione che lascia di stucco non solo gli ospiti di "Piazzapulita", programma televisivo condotto da Corrado Formigli e in onda sulle frequenze di La7, ma anche i cittadini che da casa hanno potuto udire quella esternazione. L'epidemiologo dell'Università di Pisa viene incalzato da una serie di domande proprio sull'uso dei dispositivi di protezione individuale e sulla loro necessità, fino a che non arriva quella più scomoda da parte di Valentina Petrini:"Perché voi in un primo momento avete detto alla popolazione di non mettere le mascherine? Che non dovevano comprarle? Non lei in particolare. Ma perché tra marzo, aprile, maggio abbiamo assistito a questo? Chiedo a lei. Perché è stato grave". "Perché non c'erano", risponde senza mezzi giri di parole Lopalco."Molto semplice, perché in sanità pubblica in quel momento la priorità era dare le mascherine agli operatori sanitari".

"Proprio all'inizio di questa epidemia, quando ancora non era arrivato lo tsunami, io ricordo che feci una riflessione. Dissi: 'Tremo all'idea che questo virus arrivi negli ospedali italiani, dove è così scarsa la cultura del controllo infezioni'", ha raccontato Pierluigi Lopalco nel corso della trasmissione. "Tenete presente che l'Italia, in Europa, è uno dei Paesi che ha il più alto tasso di infezioni in ambiente assistenziale. Manca la cultura, lo dico da medico e lo dico da igienista". L'Italia è il Paese che consuma meno gel idroalcolico, aggiunge ancora l'epidemiologo dell'università di Pisa nello spiegare il perché dei ritardi e delle inadeguatezze nella risposta alla pandemia."C'era una condizione culturale, non negli ospedali della Lombardia ma in tutti gli ospedali italiani, che sicuramente ha favorito in parte la circolazione di questo virus. Però attenzione, questo virus è entrato nei nostri ospedali durante l'epidemia influenzale". In una condizione del genere, e senza nessuna avvisaglia, era improbabile che si potesse sospettare cosa stava accadendo e ci si potesse quindi organizzare per tempo, magari indossando delle mascherine del tipo FFP-2 in reparto dinanzi a pazienti che starnutivano, spiega Lopalco.

"Però non facciamo polemiche. Qui non si tratta di capire di chi è stata la colpa, dobbiamo solo imparare la lezione. E questo perché, ed è un'altra riflessione importante, le pandemie non arrivano mai con un'unica ondata. Non c'è mai un'unica ondata pandemica e poi tutto sparisce. Normalmente abbiamo anche una seconda ondata", precisa il virologo.

"E se noi vogliamo prevenire la seconda ondata dobbiamo assolutamente imparare la lezione", conclude.

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