Coronavirus

Orari, chiusura e asporto: così sono cambiate ​le regole per bar e ristoranti

Dagli orari di apertura alle regole di distanziamento, fino alla chiusura totale. Tutti i cambiamenti per bar e ristornati nei mesi della pandemia. E ora si va verso l'asporto

Orari, chiusura e asporto: così sono cambiate ​le regole per bar e ristoranti

Dalla limitazione degli orari di apertura in Lombardia, alla chiusura in tutta Italia. Bar e ristoranti si sono dovuti adattatare ai tempi del coronavirus, grazie alla possibilità di effettuare il servizio a domicilio, in attesa del via libera del governo alla ripresa dell'attività. Ma ieri, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rimandato a giugno la riapertura. Così, da due mesi, i gestori dei locali cambiano piani a seconda delle regole.

Aperti fino alle 18.00

Lo scorso 23 febbraio, un'ordinanza della Regione Lombardia aveva disposto la chiusura di bar, pub e locali notturni dalle ore 18.00, per evitare che l'assembramento di persone potesse incrementare la diffusione del nuovo coronavirus. Due giorni prima, infatti, era stato scoperto in Italia il primo soggetto positivo.

Per i bar, la misura era durata solamente tre giorni. Il 26 febbraio, infatti, la Regione ne aveva annunciato la riapertura dopo le 18.00, con l'accortezza di gestire il servizio direttamente al tavolo, limitando così l'affollamento del locale. "I bar e/o pub che prevedono la somministrazione assistita di alimenti e bevande non sono soggetti a restrizioni e pertanto possono rimanere aperti come previsto per i ristoranti, purché sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall'esercizio", recitava la nuova nota. "Nei ristoranti- precisava il documento- può entrare un numero contingentato di persone. Lo stesso, dunque, vale anche per i bar dove ci sono posti a sedere contingentati e che effettuano servizio al tavolo e non al bancone".

Ma lo scorso 8 marzo, in tutta la Lombardia e in alcune altre province viene introdotta di nuovo la regola dell'apertura per orari. "Sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00- si legge nel decreto- con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro".

La chiusura

L'11 marzo, Conte blinda tutta l'Italia e cambiano anche le regole per i bar e i ristoranti. "Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)- si legge nel decreto- Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto". Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio aveva annunicato a Repubblica un "programma di ripresa anche per le restanti attività economiche", specificando però l'impossibilità di una riapertura il 4 maggio. "Stiamo però lavorando- aveva anticipato-per consentire ai ristoratori non solo consegne a domicilio ma anche attività da asporto".

La fase due

E infatti, ieri, Giuseppe Conte ha comunicato la possibilità di una maggiore attività a partire dal 4 maggio. Ma ristoranti, bar e locali rimarranno chiusi. La fase due prevede, infatti, "anche attività di ristorazione con asporto". "Ma nessuno pensi che davanti a bar e ristoranti ci possa essere un assembramento, si entrerà uno alla volta e il cibo non si consumerà davanti ai posti di ristoro", ha precisato il premier in conferenza stampa. Per poter andare a mangiare al ristorante o a prendere un caffè al bar, bisognerà aspettare ancora un mese.

Secondo quanto anticipato ieri da Conte, "il 1 giugno vorremo riaprire i bar, le ristorazioni, centri estetici e parrucchieri".

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