Cronache

Otto medici indagati per la morte di un bambino di due anni: gli era stato impiantato il pacemaker al contrario

Il pm ha chiuso le indagini e otto medici sono ora a processo per omicidio colposo per la morte di Giacomo, di appena due anni, dopo l'impianto al contrario di un pacemaker a pochi giorni di vita

Otto medici indagati per la morte di un bambino di due anni: gli era stato impiantato il pacemaker al contrario

Ci sarebbe un errore medico all'origine della morte del piccolo Giacomo, che si è spento ad appena due anni nel 2018. Per questo motivo gli inquerenti hanno ritenuto di indagare per omicidio colposo otto medici dell'Ospedale Bambin Gesù. Martedì è prevista la prima udienza nella quale verrà richiesta una perizia per definire con esattezza come sia potuto morire Giacomo e se, come sostiene il pm Daniela Cento, ci siano delle responsabilità mediche specifiche attribuibili ai medici che hanno avuto in curail bambino.

Giacomo è entrato per la prima volta in sala operatoria quando aveva pochi giorni di vita, il 15 settembre 2016. Quel giorno è iniziato il calvario suo e della sua famiglia. Giacomo è nato a Taormina con un problema al cuore che ha chiesto un immediato intervento chirurgico, realizzato al centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell'Ospedale Bambino Gesù al San Vincenzo. Sono tre gli operatori sanitari principali che compongono l'equipe presente in sala operatoria quel giorno e sarebbe imputabile a loro l'errore che ha portato alla morte di Giacomo. Al bambino, infatti, sarebbe stato impiantato il pacemaker al contrario, rivolto verso il basso.

Da qui nascono tutti i problemi del bambino. Posizionato in quel modo, il pacemaker crea una sorta di cappio che, man mano che Giacomo cresce si stringe sempre di più attorno alla sua arteria polmonare, causando una "un'acuta insufficienza cardiocircolatoria". La famiglia è all'oscuro di tutto ma col tempo, proprio a causa di quel cappio, la salute di Giacomo peggiora sensibilmente. Per capire di cosa soffra il bambino, ad aprile 2018 viene trasportato all'Ospedale Bambin Gesù di Roma e qui i medici non realizzano nell'immediato quale potesse essere il problema di Giacomo, che sta sempre peggio. Vengono, quindi, ritardati gli esami. A settembre il bambino viene visitato da un cardiologo che fissa una tac a dicembre e due mesi dopo, altri due medici, non ritengono necessario un intervento d'urgenza per Giacomo.

L'operazione viene programmata dopo qualche giorno ma viene poi rinviata, perché il bambino pare sia stato colpito da un'infezione. I genitori non si arrendono e si rivolgono a un altro medico e nemmeno questo ha riscontrato un quadro clinico così grave da intervenire con urgenza. Il 31 dicembre la situazione precipita. Giacomo viene caricato a bordo di un aereo militare e portato a Roma ma nonostante le sue condizioni siano gravissime, l'operazione non gli viene effettuata se non il giorno successivo. Secondo l'accusa, i due professionisti che hanno operato Giacomo sono colpevoli, oltre che del ritardo nell'intervento, anche dell'errato svolgimento delle procedure. Giacomo smette di respirare due giorni dopo.

Il pubblico ministero ha affermato che ciascun medico che ha visitato il bambino, e chi l'ha operato, ha lavorato con "negligenza, imprudenza e imperizia" e ognuno di loro ha concorso "a cagionare la morte" di Giacomo.

Commenti