La lite, la corsa, lo schianto: padre e figlio investiti dal treno

Sono morti dopo esser stati investiti da un treno in transito nella stazione di Senigallia: secondo gli inquirenti, il genitore del ragazzo avrebbe cercato di fermarlo dopo che quest'ultimo si era lanciato sui binari per suicidarsi

I rilievi della polizia sul binario
I rilievi della polizia sul binario

Padre e figlio hanno perso la vita dopo essere stati investiti dal treno in transito. E se la dinamica non è ancora del tutto chiara, gli inquirenti sembrano propendere per la pista che porta al suicidio. Di certo c'è che Stefano e Claudio Pannacci, rispettivamente di 63 e 26 anni, sono deceduti ieri dopo esser finiti sui binari della stazione ferroviaria di Senigallia. Stando alle prime ricostruzioni delle forze dell'ordine i due, originari di Perugia, si trovavano nelle Marche insieme alla madre del ragazzo, dove da anni trascorrevano un periodo di vacanza.

Se nelle ore immediatamente successive all'accaduto l'ipotesi più accreditata portava verso un tragico incidente, gli investigatori stanno prendendo sempre più in considerazione quella che conduce invece a un gesto premeditato. Stando a quanto riportato dai media locali infatti, i due uomini si trovavano in un'abitazione che sorge proprio nei pressi della ferrovia e i vicini avrebbero riferito di averli sentiti litigare. Il ragazzo a quel punto (sempre secondo i testimoni) avrebbe pronunciato alcune frasi sconnesse circa la volontà di togliersi la vita e si sarebbe arrampicato sulla massicciata sino a salire sul binario, andando incontro al treno in corsa. Il papà avrebbe tentato di salvarlo, correndo da lui per cercare di fermarlo. Ormai però era troppo tardi: il macchinista non ha potuto far niente per evitare l'impatto e li ha travolti entrambi, uccidendoli sul colpo.

I loro corpi sono stati sbalzati per decine di metri, sotto gli occhi della madre del 26enne ed ex-moglie dell'uomo, che nel frattempo li aveva raggiunti. Sul posto sono poi intervenuti i carabinieri, la polizia ferroviaria, i vigili del fuoco e le ambulanze del 118. Se per babbo e figlio non c'era purtroppo più niente da fare, la procura di Ancora sta però indagando per ricostruire nel dettaglio la vicenda. E gli ultimissimi indizi sembrerebbero avvalorare sempre più l'ipotesi suicidio: secondo Il Resto del Carlino, il giovane soffriva da tempo di depressione e poco prima del fattaccio sarebbe stato visto da un vicino di casa in piedi sugli scogli sopra il mare in burrasca, prima dell'intervento della mamma che lo aveva convinto a tornare a riva.

Il ragazzo era reduce a quanto pare da un periodo trascorso in Svezia, durante il quale non si era sentito bene ed era stato ricoverato.

Un malessere che non lo ha abbandonato nemmeno a seguito del rientro in Italia, poche settimane fa, quando fu sottoposto a un consulto psichiatrico a Perugia dopo aver effettuato l'accesso al pronto soccorso a causa di un forte stato di agitazione. La procura del capoluogo marchigiano non ha disposto l'autopsia sulle salme, ma a breve potrebbero esserci novità sulla base dei rilievi fotografici della scientifica.

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