Cronache

"Un Paese così...". Richard Gere infanga l'Italia

L'attore a spada tratta contro i decreti sicurezza emanati dal governo gialloverde per tutelare i confini nazionali: "In un Paese cristiano come l'Italia può diventare reato aiutare chi ha bisogno? Non potevo crederci, mi sembrava incredibile"

"Un Paese così...". Richard Gere infanga l'Italia

Nel tentativo di difendere il processo di immigrazione incontrollata in atto e dare il proprio sostegno alle navi Ong che solcano il Mediterraneo per rintracciare extracomunitari in mare, l'attore Richard Gere arriva a screditare anche l'Italia.

Ormai irrimendiabilmente coinvolto nel caso Open Arms, nave sulla quale nell'agosto del 2019 salì addirittura a bordo a mo' di testimonial, il divo del grande schermo sta anche prendendo parte al processo che vede indagato l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Intervistato dal quotidiano inglese Guardian, Gere racconta dell'estate in cui decise di salire a bordo della nave appartenente all'organizzazione non governativa spagnola e non lesina attacchi alla nostra Nazione.

"L'Italia, un Paese così..."

L'attore racconta di essersi trovato in Italia, nell'agosto del 2019, per fare visita ad un amico, e proprio durante quella circostanza avrebbe appreso dei decreti sicurezza emanati da Matteo Salvini anche per difendere i confini nazionali. "Gli ho chiesto di spiegarmi la nuova legge sui migranti di cui si parlava tanto. Mi ha detto: 'Diventerà reato salvare migranti in mare'. Gli risposi: 'Non può essere, è uno scherzo'. Voglio dire, questo avviene in Italia, un Paese così profondamente cristiano? Può diventare reato aiutare chi ha bisogno? Non potevo crederci, mi sembrava incredibile", spiega.

Da qui la decisione di fare qualche cosa, una decisione arrivata dopo aver provato un profondo sentimento di vergogna. "Noi abbiamo così tanto, e non siamo in grado di aiutare questi nostri fratelli, queste nostre sorelle, che erano affamati e traumatizzati", dice Gere, "se avessero detto loro che la nave sarebbe dovuta tornare in Libia, si sarebbero buttati in mare, a costo di annegare. Ho sentito la responsabilità di portare loro tutto il sollievo possibile". Presto detto: annullata la vacanza, Gere volò dritto in Sicilia per salire a bordo della Open Arms e prendere le difese dei cosiddetti migranti: tanto a dover aprire i porti sarebbe stata l'Italia.

Avvicinarsi alla nave ong, tuttavia, si rivelò tutt'altro che semplice, spiega l'attore: "A un uomo che si era offerto di aiutarci ad arrivare vicino alla nave la polizia disse che avrebbero distrutto la sua attività, e che sarebbe andato in carcere. Avevamo il cibo da portare a quelle persone affamate, e non avevamo i mezzi per arrivare a darglielo". Raggiunta finalmente l'imbarcazione, Gere riuscì finalmente a compiere la propria missione, anche se "la gran parte di loro non sapevano affatto chi fossi. Per loro ero un volontario". Gere racconta poi di essersi poi attivato per aiutare gli stranieri a bordo della nave, contattando alcuni suoi contatti in Germania ed il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il quale tuttavia rispose con un semplice: "Guardi, abbiamo accolto molte persone dal Marocco, sono ormai troppi".

La vicenda Open Arms

Sono ormai trascorsi degli anni da quell'estate, eppure il caso Open Arms continua a far parlare, soprattutto perché il leader della Lega Matteo Salvini, all'epoca titolare del Viminale, si trova tuttora a dover subire un processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Pesano quelle 3 settimane in cui i 147 stranieri furono lasciati a bordo della nave, in attesa di ottenere il permesso di sbarcare. In tanti sono pronti a testimoniare sulla vicenda, dall'ex avvocato del popolo Giuseppe Conte al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. All'appello non mancano neppure i ministri di allora Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta.

Il prossimo 17 dicembre riprenderà il processo, e Richard Gere potrebbe essere chiamato a testimoniare. Qualcosa di incredibile per il leader della Lega, che recentemente ha commentato: "Che l'accusa porti come testimone il sindaco di Barcellona e un multimilionario attore americano che va a testimoniare quanto è brutto e cattivo Salvini dimostra la serietà delle accuse".
Attaccato anche dalla presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, Richard Gere precisa però di non stare facendo tutto questo per visibilità: "In realtà, cerco l'anonimato". E ancora: "Non mi considero una star del cinema, sono uno dei 7 miliardi degli esseri umani su questo pianeta. Non so niente di politica, non auguro nulla di male a Salvini. Quello che mi muove è quello che ho visto, sono quelle persone, la loro sofferenza. Ero un testimone, nulla di più, nulla di meno".

La replica di Salvini

Salvini, in ogni caso, rimanda indietro le velate accuse dell'attore: "Qualcuno avvisi il miliardario americano che grazie alla mia azione al governo abbiamo dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mediterraneo, assicurando degna accoglienza ai profughi veri". Se Gere non conosce le leggi italiane ma prova comunque a giudicarle, prosegue il segretario del Carroccio, non fa una bella figura.

"Io non giudico lui come uomo e attore e non giudico le leggi del suo Paese, lui eviti di giudicare l’Italia e gli italiani”, conclude.

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