Milano prova a ripartire. Dopo i bar riaprono musei e il Duomo, anche perché altrimenti qualcuno avrebbe dovuto spiegare in base a quale principio scientifico e medico non si rischia più il contagio davanti a un aperitivo mentre il pericolo permane se si tratta di pregare o ammirare uno dei tanti capolavori di cui è ricca la città. Ma adesso bisogna velocemente andare oltre e tornare alla piena normalità, che è poi l'unica ricetta per sconfiggere paure irrazionali e facili allarmismi. Uso la logica e mi affido al parere degli esperti che hanno dato il via libera: se si può andare tranquillamente in bar, ristoranti, chiese e musei, perché non a scuola o allo stadio, dove al momento permangono divieti e limitazioni che da soli valgono a tenere lontani i turisti e a creare paure (cosa penseranno all'estero i milioni di persone che vedranno domenica in tv giocare Juventus-Inter a porte chiuse?).
E a proposito di turisti. Ieri il governo ha convocato la stampa estera per spiegare al mondo che si può venire tranquillamente in Italia senza correre rischi. Dove può andare un turista presumo non interessato a visitare Codogno -, non vedo perché non dovrebbe poter andarci un italiano. Eppure il doppio binario di comunicazione permane, creando solo equivoci.
È evidente che manca una parola chiara e definitiva, si vive alla giornata su spinte e controspinte, quasi che la ragione stia dalla parte dell'ultimo che parla. Questo perché nel Paese manca una leadership chiara, legittima e quindi riconosciuta. In altre parole ci manca un premier autorevole, sostenuto e riconosciuto dalla sua maggioranza e stimato dall'opposizione. Giuseppe Conte è stato a suo tempo cooptato a Palazzo Chigi non come leader, ma come garante di un accordo tra due partiti e non può pensare di governare prima con Salvini e poi con Zingaretti e la Boldrini senza pagare dazio.
Il premier è come un comandante in capo, non importa se è lui a fare errori: per il solo fatto che non sappia tenere unito l'esercito e farsi
ascoltare da generali e colonnelli dovrebbe farsi da parte. E questo problema ce lo trascineremo dietro anche oltre l'emergenza virus, che ha messo a nudo più che la fragilità del Paese l'inconsistenza di chi lo governa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.