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Paghiamo le scelte dei giallorossi

Il fatto che l'Italia ottenga dal Sure, il Fondo europeo contro la disoccupazione, appositamente costituito, la cifra di 27 miliardi per la Cassa Integrazione generata dal Coronavirus non è, in sé, una notizia esaltante

Paghiamo le scelte dei giallorossi

Il fatto che l'Italia ottenga dal Sure, il Fondo europeo contro la disoccupazione, appositamente costituito, la cifra di 27 miliardi per la Cassa Integrazione generata dal Coronavirus non è, in sé, una notizia esaltante. E diventa una notizia preoccupante, quando conduce a scoperchiare un pentolone dal contenuto mostruoso: quello del debito pubblico che il governo emette per le misure correnti assistenzialiste, mentre quasi nulla destina agli investimenti. Che servirebbero a ridurre la disoccupazione e ha migliorare il Pil (Prodotto nazionale lordo) generando più entrate private e pubbliche, meno debiti e più risparmio. Quello del Sure europeo non è un finanziamento a fondo perso, destinato a ridurre la spesa per la cassa integrazione, straordinaria e in deroga, in relazione al Coronavirus. Il Sure è un prestito a medio termine fra i 5 e i 10 anni di durata che ci viene concesso. Pertanto i 27 miliardi che il governo italiano riceverà per il 2020 e per una quota minore, nel 2021, in gennaio, nel medio termine lì dovrà restituire e ci pagherà gli interessi. Proprio come quando emette debito pubblico nazionale. Il tasso di interesse che l'Italia pagherà sarà però minore di quello che paga sul proprio debito, Ma non di tanto, e - comunque - con costi collaterali, perché lo dovrà garantire per il 25%. L'Unione Europea per dare all'Italia e agli altri Paesi europei questo prestito, a sua volta ne emetterà uno di 100 miliardi sul mercato internazionale, senza accompagnarlo da garanzie proprie. Il differenziale del tasso di interesse al netto del collaterale garantito, dipende dall'autorevolezza del soggetto che lo emette. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri calcola in 5,5 miliardi, presumibilmente 550 milioni annui per 10 anni, il risparmio di interessi di cui il bilancio italiano potrà fruire. Ma il nostro governo non ha mai emesso debito pubblico con garanzia del 25% su beni pubblici italiani su cui avrebbe certamente pagato meno interessi di quelli che ora paga. Il principale beneficio che otteniamo con il Sure rispetto alla emissione di debito italiano è che questi 27 miliardi non vanno sul mercato internazionale del nostro debito pubblico e quindi aiutano a contenerne la dimensione e a moderare lo spread del tasso di interesse e le valutazioni negative delle Società di Revisione. Però il Sure ci dà un rischio di insolvenza con l'Unione europea con rischio di commissariamento. Ma allora perché non prendiamo i soldi del Mes sanitario, che ci dà 38 miliardi a tasso zero di cui solo una parte dovremo restituire essendo noi creditori del Mes? Esso servirebbe per le spese sanitarie dirette e indirette e quindi aiuterebbe a finanziare le nuove aule scolastiche, a indennizzare le imprese bloccate dalla pandemia e a sussidiare il blocco degli sfratti e dei licenziamenti. Questa riflessione ci porta a scoperchiare il pentolone del debito che il governo giallorosso sta facendo. Ci sono 3 sforamenti del bilancio dall'inizio del 2020. Il primo di 25 miliardi, il secondo di 50, il terzo che sta per essere richiesto è di altri 25, in totale 100 miliardi.

Un fiume di miliardi per spese correnti, in parte generate da divieti ad attività produttive che, con adeguate precauzioni, si potevano consentire.

Questo governo che adotta il canone per cui tutto è vietato, tranne ciò che è permesso, rifiuta il criterio liberale sociale per cui tutto è libero tranne ciò che è vietato, ha il virus del populismo fiscale di sinistra.

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