Cronache

Palermo, dissanguata dallo Stato adesso la principessa vende il palazzo del Gattopardo

La proprietaria denuncia l'incuria della Regione e la fin troppa "attenzione" data dallo Stato

Palermo, dissanguata dallo Stato adesso la principessa vende il palazzo del Gattopardo

Tra le mura di Palazzo Gangi-Valguarnera è stato girato uno dei film capolavoro del cinema italiano, Il Gattopardo. Quelle mura però hanno le ore contate per la principessa Carine Vanni Mantegna di Gangi. Dissanguata dallo Stato da un lato, ignorata da Comune e Regione dall'altro, Carine dà forfait una volta per tutte. A riportare la sua storia è Il Corriere.

Cinquantaquattro anni fa, in questi giorni, cominciavano a Palermo le riprese del Gattopardo. Luchino Visconti e Giuseppe Rotunno, il grande direttore della fotografia, avevano viaggiato per tutto l’inverno tra Roma e la Sicilia. Dalle ex-dimore "autentiche" dei Lampedusa — che cadevano a pezzi — ai luoghi inventati, ma più presentabili, in cui ricostruire le vicende del Principe, di Tancredi, di Angelica e di tutta la fantastica galleria di personaggi che stava per uscire dal romanzo, vivere tre ore sulla scena ed entrare dritta nella storia del cinema. Per l’arrivo a Donnafugata decisero addirittura di costruire un palazzo finto, non troppo distante dal capoluogo, perché era più facile farne uno di gesso che attraversare le mulattiere della Sicilia, a caccia di quelli veri. L’unica location già pronta, splendida, impeccabile persino agli occhi di Visconti, era Palazzo Gangi, nel cuore di Palermo.

La proprietaria denuncia l'incuria della Regione e la fin troppa "attenzione" data dallo Stato, in termini di imposte, sia chiaro. "Nessuno ci ha mai aiutato — continua Carine Vanni Mantegna — tranne pochi mecenati stranieri. Qui sono passati Giscard d’Estaing, Pierre Bergé , Yves Saint Laurent, Francis Bouygues. Ma con gli italiani, soprattutto dal Governo Monti in poi, è stato...doloroso. Ci hanno tolto gli sgravi sull’IMU. L’IRPEF si porta via tutto dei pochi redditi che nascono qui dentro. Nessuno degli investimenti — e parliamo, negli anni, di milioni di euro, — viene considerato. La nostra proprietà, di cui affitto qualche bottega a ottocento euro al mese, viene trattata alla stregua di un palazzo romano, o veneziano, o fiorentino, dove ogni centimetro rende una montagna di denaro".

Alla domanda se intenda abbandonare quel palazzo per sempre, la principessa non ha dubbi: "Assolutamente, vendo, anzi, svendiamo. Come hanno già fatto i Moncada, qui di fianco. Dodicimila metri quadri, dodici milioni. Più che una vendita, un regalo. E il loro palazzo era già vuoto da decenni". "Le ho pensate tutte. Abbiamo un’ala del palazzo che è andata a fuoco negli anni ‘80. Ci si potrebbero fare una decina di suites, un Bed & Breakfast raffinato, gli spazi sarebbero perfetti. Ma poi a quanto le affitto, le stanze, in questo disastro che è Palermo? Centoventi euro a notte, se va bene.

L’investimento è di almeno un milione, faccia lei i calcoli".

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