"Papà, papà, non ci credo che sei morto. Perché lo hanno fatto? Non meritavi di fare questa fine. Spero che quest'assassino faccia la tua stessa fine. Papà...". Piange a dirotto e urla una delle due figlie, ancora minorenni, diMarcello Cimino, il clochard bruciato vivo la notte scorsa mentre dormiva nel giaciglio sotto i portici della Missione dei Cappuccini.
La ragazza è accompagnata dal fidanzato, giovanissimo anche lui, dalla sorella ancora più piccola e dalla mamma, Iolanda. "Mio padre era una persona buona - dice poi parlando con i giornalisti - Lo avevamo sentito con mia sorella ancora la scorsa settimana. E anche questa volta, gli avevamo chiesto di tornare a casa. Ma lui stava bene qui".
"Era sempre pulito e ben vestito - ha raccontato l'ex moglie- Hanno tolto un padre alle sue figlie. Era una persona perbene, non faceva male a nessuno se non a se stesso; ogni tanto beveva. Nulla di più".
Ex idraulico e separato da tre anni, aveva una casa in via Vincenzo Barone, nel Villaggio Santa Rosalia a Palermo, ma aveva deciso di vivere per strada. La sorella della vittima Patrizia Cimino è disperata: "Sangue mio..., come hanno potuto farti questo? Mio fratello era una brava persona. Non meritava di essere bruciato vivo. Chi l'ha ucciso non è una persona umana"
Patrizia Cimino ha tenuto a sottolineare intercettata da AdnKronos che il "fratello aveva una casa in cui abitare, ma da qualche tempo aveva deciso di dormire qui, alla missione dei Cappuccini. È stata una sua scelta".
Una delle tante clochard del porticato ha detto: "Mi salutava sempre
Marcello, mi dava un bacino. Non da tutti quelli che vengono qui mi faccio dare un bacino. Ma Marcello si vedeva che era una brava persona. Non si fanno queste cose. Non è umano fare una cosa del genere".
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