Palermo piange Tusa, le ultime ore dell'assessore che aveva fatto conoscere la Sicilia nel mondo

Il volo per raggiungere il Kenya, l'attesa per una telefonata che non arrivava mai e la speranza che non fosse salito su quell'aereo: le ultime ore di Sebastiano Tusa, l'assessore archeologo.

Palermo piange Tusa, le ultime ore dell'assessore che aveva fatto conoscere la Sicilia nel mondo

Il giorno dopo forse fa ancora più male. L'incredulità per una morte violenta, le ore di angoscia per una telefonata che non arrivava mai e poi l'ufficialità dalla Farnesina ha gettato nello sconforto un'intera città. Sebastiano Tusa non era un semplice assessore, anzi alla politica era solo prestato. Era uno studioso, un archeologo, un grande conoscitore e una delle menti più brillanti del panorama siciliano. Un ricordo difficile da cancellare per chi ha lavorato fianco a fianco con l'assessore regionale ai beni culturali, morto ieri nello schianto del Boeing 737 della Ethiopian Airlines. "Amava la Sicilia con tutto se stesso e aveva una fede incrollabile in questa Isola. Credeva nella forza della sua bellezza". Il figlio Andrea ricorda così il padre Sebastiano. "E' stata - aggiunge - la persona più forte, determinata e innamorata del proprio lavoro e della propria terra che abbia mai conosciuto. Un amore infinito per la sua terra, nonostante i tanti problemi e le tante persone che gli mettevano i bastoni tra le ruote. Credeva in quello che faceva, di più, credeva nelle potenzialità della Sicilia. Non lo dico perché sono suo figlio, ma non ho mai conosciuto nessun altro che avesse una dedizione per la sua terra, una fede e il lavoro che faceva, nonostante le problematiche che interessano la nostra terra". In tanti lo ricordano anche come un grande conoscitore delle ricchezze monumentali della regione e aveva una conoscenza approfondita anche degli angoli più sperduti e apparentemente minori della Sicilia archeologica. "Il ricordo che ho io - prosegue il figlio Vincenzo - Era il mio modello di vita, un modello per tante altre persone che in lui credevano per quello che faceva".

Ieri mattina sembrava che tutto fosse normale. La partenza da Addis Abeba, il messaggio alla moglie prima di partire e la promessa di risentirsi una volta atterrati a Nairobi. "Aspettavo una telefonata da Sebastiano - racconta la moglie Valeria Patrizia Li Vigni, direttore del museo Palazzo Riso di Palermo - mi aveva detto che avrebbe chiamato non appena atterrato a Nairobi. Ma quella telefonata non arrivava".

Un ritardo che aveva cominciato, piano piano, a trasformarsi in preoccupazione e poi in angoscia. I primi sospetti, la speranza che su quell'aereo non fosse mai salito. "Avevo dei presentimenti - racconta -. Per la prima volta era partito triste, ma aveva un profondo senso del dovere".

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