Papa Francesco alla messa di Natale anticipata: "Non perdetevi d'animo"

Papa Francesco ha incentrato l'omelia della Santa Messa di Natale sugli ultimi, per infondere coraggio in un momento così difficile, in cui ritrovare il vero senso del Natale, lontano dagli eccessi

Papa Francesco alla messa di Natale anticipata: "Non perdetevi d'animo"

Anche il Vaticano si adegua alle norme contro il coronavirus. Il Papa ha celebrato la tradizionale messa di Natale in anticipo rispetto agli anni passati con inizio alle 19.30 in modo tale da rispettare il coprifuoco, che impone il ritorno all'abitazione entro le 22. All'interno della basilica di San Pietro sono state ospitate circa 150 persone, un numero molto inferiore rispetto al solito. Tutti gli avventori si sono tenuti a distanza di sicurezze e hanno dovuto indossare le mascherine. I fedeli sono stati disposti a schacchiera nei banchi, due in una fila, uno in quella dietro e così via. Gli unici senza mascherina erano i coristi ma il direttore la indossava rigorosamente. La celebrazione è avvenuta all'Altare della Cattedra e con il Papa hanno concelebrato solo i cardinali. Quest'anno non c'è stata la Cappella Papale.

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È un Papa Francesco provato e stanco quello che ha celebrato la messa di Natale ma che non ha rinunciato alla predica, profonda e centrata sull'attualità. "La nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perchè la sua nascita è per noi: per me, per te, per tutti e ciascuno. Nasce per me, nasce per noi. Per è la parola che ritorna in questa notte santa. 'Un bambino è nato per noi', ha profetato Isaia. 'Oggi è nato per noi il Salvatore', abbiamo ripetuto al Salmo; Gesù 'ha dato se stesso per noi', ha proclamato San Paolo; e l'angelo nel Vangelo ha annunciato: 'Oggi è nato per voi un Salvatore'", ha detto il Papa. Le sue sono parole di incoraggiamento per tutti, soprattutto per chi soffre, per gli ultimi: "Sorella, fratello, non perderti d'animo. Hai la tentazione di sentirti sbagliato? Dio ti dice: 'No, sei mio figlio!'. Hai la sensazione di non farcela, il timore di essere inadeguato, la paura di non uscire dal tunnel della prova? Dio ti dice: 'Coraggio, sono con te'. Non te lo dice a parole, ma facendosi figlio come te e per te, per ricordarti il punto di partenza di ogni tua rinascita: riconoscerti figlio di Dio, figlia di Dio'". In queste parole è racchiuso "il nucleo incandescente che sorregge l'esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell'inquietudine per il futuro c'è questa verità: siamo figli amati".

Papa Francesco mette l'accento sulla grandezza dell'amore del Signore, che vuol bene alle sue creature in in modo incondizionato: "L'amore di Dio per noi non dipende e non dipenderà mai da noi: è amore gratuito, pura grazia. Stanotte, ci ha detto san Paolo, 'è apparsa infatti la grazia di Dio'. Niente è più prezioso". Papa Francesco ha continuato la sua omelia: "Eppure, se guardiamo all'ingratitudine dell'uomo verso Dio e all'ingiustizia verso tanti nostri fratelli, viene un dubbio: il Signore ha fatto bene a donarci così tanto, fa bene a nutrire ancora fiducia in noi? Non ci sopravvaluta? Sì, ci sopravvaluta, e lo fa perché ci ama da morire. Non riesce a non amarci. È fatto così, è tanto diverso da noi. Ci vuole bene sempre, più bene di quanto noi riusciamo ad averne per noi stessi".

Il Santo Padre si sofferma, poi, sulla nascita di Gesù, sulla sua venuta al mondo in condizioni disagiate "per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perchè noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità. E scoprire una cosa importante: come a Betlemme, così anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà. Ha messo tutta la nostra salvezza nella mangiatoia di una stalla e non teme le nostre povertà: lasciamo che la sua misericordia trasformi le nostre miserie". È questo l'insegamento di Gesù: "Quella mangiatoia, povera di tutto e ricca di amore, insegna che il nutrimento della vita è lasciarci amare da Dio e amare gli altri. Gesù ci dà l'esempio: Lui, il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita. Noi invece parliamo molto, ma siamo spesso analfabeti di bontà". Con le sue parole, in questo Natale così diverso, Papa Francesco ha voluto riportare i fedeli all'essenza del Natale, lontana dalla mondanità ma insita nella semplicità e nella povertà dell'essenziale.

Nell'omelia di Papa Francesco c'è spazio anche per una citazione laica di Emily Dickinson: "Dio è nato bambino per spingerci ad avere cura degli altri. Il suo tenero pianto ci fa capire quanto sono inutili tanti nostri capricci.

Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre. Dio prende dimora vicino a noi, povero e bisognoso, per dirci che servendo i poveri ameremo Lui. Da stanotte, come scrisse una poetessa, 'la residenza di Dio è accanto alla mia. L'arredo è l'amore'".

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