Papa Francesco sbarca nel "cuore" del sovranismo

Papa Francesco sta per recarsi in Ungheria, dove avrà modo di vedere Viktor Orbàn. Un incontro che rischia di diventare politicamente allegorico

Papa Francesco sbarca nel "cuore" del sovranismo
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Papa Francesco torna a viaggiare. Il pontefice sudamericano sarà in Ungheria ed in Slovacchia durante il prossimo fine settimana. Si tratta di due nazioni in cui, sul piano della visione del mondo, le politiche messe in campo possono contrastare con alcune delle indicazioni che Bergoglio ha fornito durante il suo pontificato.

Non è un mistero che il Santo Padre sia un anti-populista. In alcune fasi recenti, Bergoglio è sembrato il più attivo sul piano della critica all'esplosione elettorale delle formazioni politiche sovraniste. Si pensi alle settimane antecedenti alle ultime elezioni europee e a tutte le dichiarazioni rilasciate da Francesco ai tempo. Il Papa ha spesso messo al riparo l'Europa da possibili rigurgiti derivanti dal nazionalismo di ritorno. Viktor Orbàn soprattutto, è divenuto nel tempo un simbolo della resistenza sovranista al globalismo, che è l'ideologia di cui il vescovo di Roma viene accusato da destra. L'incontro, che a quanto pare si svolgerà, rischia di divenire allegorico. Un po' come fu per Donald Trump.

Di sicuro la visita apostolica del pontefice argentino sarà storica, come tutte le altre di questi quasi otto anni. L'anticipo del summit tra il Santo Padre ed il presidente ungherese è stato contraddistinto da un velo d'incertezza: l'ex arcivescovo di Buenos Aires, parlando con radio Cope, aveva detto di non sapere se avrebbe avuto modo di vedere Orbàn: "Non so - aveva precisato il vertice della Chiesa cattolica - se incontrerò anche lui. In un salone riceverò diverse autorità. Non viaggio con un libretto. Quando incontro qualcuno lo guardo negli occhi e lascio che le cose vadano avanti". Poi però è arrivata la conferma. E, a dire il vero, il colloquio era stato programmato sin da principio. Dunque o il Papa ha voluto, con quel virgolettato, lanciare un messaggio di natura politica, magari per misurare la distanza, oppure Bergoglio non aveva ancora avuto modo di dare uno sguardo al programma, che tuttavia era già stato stilato.

Certo, sui migranti e sulla gestione dei fenomeni migratori il pensiero di Orbàn non è quello di papa Francesco e viceversa. Ma l'Ungheria è una nazione in cui il cattolicesimo, in questa epoca di relativismo e secolarizzazione, è rimasto straripante, con il 60% della popolazione battezzata. Una situazione simile a quella slovacca, dove i cristiano-cattolici rappresentano, in misura maggiore rispetto al contesto ungherese, la maggioranza. Slovacchia dove governano populisti associabili al blocco di Visegràd. Un elemento che Bergoglio, che tende a visitare contesti dove il cattolicesimo è meno forte, non dovrebbe considerare. Sarebbe troppo ingombrante - immaginiamo - tuonare sull'accoglienza di coloro che cercano rifugio sulle nostre coste proprio in quei due Paesi. Ma quando si tratta di papa Francesco è sempre bene evitare facili previsioni.

La bioetica, invece, è un punto di contatto tra il Vaticano e le nazioni dell'est Europa. Bergoglio, che in bioetica progressista non è, ha fatto del rifiuto della "cultura dello scarto" un paradigma fisso della sua pastorale. L'Ungheria di Orbàn è tra i Paesi meno disponibili, dal punto di vista legislativo, ad assecondare alcune evoluzioni normative che la Chiesa cattolica rifiuta di netto. Su aborto, eutanasia e calo demografico, in sintesi, il dialogo risulterà semplice alle parti. E lo stesso vale pure per la Slovacchia di Igor Matovič . Anche sul gender la dialettica non dovrebbe essere complessa, per quanto Visegrad, se possibile, sia più oltranzista della Santa Sede in materia.

Dal Vaticano, per così dire, hanno già messo le mani avanti: stando a quanto riportato dall'Agi, la Sala stampa della Santa Sede ha chiarito che il viaggio avrà una connotazione spirituale: "Non bisogna mischiare elementi che possano travisarne la natura", hanno fatto sapere. Quasi a dribblare qualunque possibile strumentalizzazione politica prima che quest'ultima si palesi.

Anche perché il Papa si recherà da quelle parti soprattutto per presiedere la chiusura del Congresso Eucaristico internazionale.

Vale la pena, infine, sottolineare come Francesco si appresti al suo trentaquattresimo viaggio, nonostante le tante voci - le stesse che abbiamo avuto modo di smentire - sulle dimissioni imminenti. Quelle che non si sono verificate.

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