Cronache

Appello del Papa sui migranti: "Il Mediterraneo è un cimitero"

Dalla situazione in Iran ai migranti, passando per la Siria, la lotta contro il populismo e l'ecologia: il Papa, parlando al corpo diplomatico accreditato in Vaticano, traccia la rotta per l'intero anno

Appello del Papa sui migranti: "Il Mediterraneo è un cimitero"

Papa Francesco a tutto campo: nel tradizionale incontro con il corpo diplomatico accreditato in Vaticano, il pontefice argentino ha voluto porre dei focus su tre macro questioni: la pace; la necessità che la democrazia divenga sempre più forte, in specie al fine di contrastare l'emersione del populismo; la continuazione dell'azione di contrasto della pedofilia da parte della Santa Sede. Con alcuni "rescripta" pubblicati prima della fine dell'anno scorso, Bergoglio ha aperto alla collaborazione tra magistratura vaticana e magistratura civile, abolendo il segreto pontificio per i processi relativi a casi di abuso. Un punto che è stato riaffermato anche poco fa.

Tre ambiti differenti, ma che accompagnano la pastorale del vescovo di Roma sin dall'elezione del 2013. Ma c'è stato parecchio spazio anche per parlare di clima, dunque di "ecologia integrale" e, in qualche modo, di "conversione ecologica". Alcune considerazioni, poi, sono state dedicate ai vari contesti geopolitici, che preoccupano la Ecclesia per via della loro portata bellica.

Il Santo Padre, stando pure a quanto riportato dall'Agi, si è anche detto preoccupato per quello che sta accadendo in Amazzonia e in Venezuela: "Oltre alla situazione nella regione amazzonica, desta preoccupazione il moltiplicarsi di crisi politiche in un crescente numero di Paesi del continente americano, con tensioni e insolite forme di violenza che acuiscono i conflitti sociali e generano gravi conseguenze socio-economiche e umanitarie", ha ammonito il successore di Benedetto XVI.

Gli sviluppi politici continuano ad interessare le analisi papali: Francesco ha individuato nel rafforzamento delle democrazie un antidoto positivo e in grado di scongiurare l'avvento del populismo. E questo è stato il passaggio più "europeo" del discorso di oggi. Un momento che può rientrare nella "guerra santa" di Bergoglio contro il sovranismo. Senza usare giri di parole, l'ex arcivescovo di Buenos Aires ha invitato gli attori del palcoscenico internazionale a non abbassare la guardia nei confronti degli estremismi, segnalando come occorra "che i leader politici si sforzino di ristabilire con urgenza una cultura del dialogo per il bene comune e per rafforzare le istituzioni democratiche e promuovere il rispetto dello stato di diritto, al fine di prevenire derive antidemocratiche, populiste ed estremiste". Pure perché l'Europa deve rimanere un architrave di pace, insistendo sulla sua natura "solidale".

Veri e propri ammonimenti, poi, sono stati pronunciati in relazione alle crisi ambientali: secondo la visione del vescovo di Roma, la politica deve essere più responsabile. "La cura della nostra casa comune dev'essere una preoccupazione di tutti e non oggetto di contrapposizione ideologica fra diverse visioni della realtà, nè tantomeno fra le generazioni, poichè "a contatto con la natura - come ricordava Benedetto XVI -, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, capace di Dio perchè interiormente aperta all'Infinito", ha fatto presente il pontefice. A questo punto del suo intervento, Bergoglio ha citato la "conversione ecologica", che è osteggiata culturalmente e dottrinalmente dagli ambienti conservatori e tradizionalisti.

La pace, ancora, è stato un tema persistente della dissertazione odierna di Jorge Mario Bergoglio. Quello che sta accadendo tra Stati Uniti ed Iran non può passare inosservato. Il Papa ha specificato come i segnali provenienti da quelle zone di mondo siano "preoccupanti", ponendo poi un accento sullo stato di salute dell'Iraq, che rischia così di non essere ricostruito a dovere. Poi, puntualissmo, è arrivato l'appello teso alla pacificazione del focolare bellico: "Rinnovo dunque il mio appello perchè tutte le parti interessate evitino un innalzamento dello scontro e mantengano accesa la fiamma del dialogo e dell'autocontrollo, nel pieno rispetto della legalità internazionale" , ha continuato il Santo Padre, come ripercorso pure dall'Adnkronos. Donald Trump, nel corso della serata di ieri, ha allungato la mano all'Iran, proponendo un nuovo accordo. Ma in Vaticano permane l'apprensione sul caso che ha rischiato di sconvolgere gli equilibri in Medio Oriente.

Toni duri e decisi, che sono stati scelti anche per la questione siriana e per quella ucraina. Dalla libertà religiosa alle minoranze, passando per il processo di pace tra palestinesi ed israeliani e per la linea della "tolleranza zero" della Chiesa cattolica sulla pedofilia: l'orazione di questa mattina è apparsa come omnicomprensiva. Il Papa non ha dimenticato neppure quanto sta accadendo in Libia. Infine, com'era pronosticabile, l'ennesima chiamata rivolta alle istituzioni in materia di gestione dei fenomeni migratori: "In generale - ha ammonito il vertice della Chiesa cattolica - occorre rilevare che nel mondo vi sono diverse migliaia di persone, con legittime richieste di asilo e bisogni umanitari e di protezione verificabili, che non vengono adeguatamente identificati. Molti rischiano la vita in viaggi pericolosi per terra e soprattutto per mare". Il mar Mediterraneo, insomma, è ancora un "cimitero". E i migranti non possono che continuare ad occupare i pensieri del Sommo pontefice. "È con dolore che si continua a constatare come il Mare Mediterraneo rimanga un grande cimitero.

È sempre più urgente, dunque, che tutti gli Stati si facciano carico della responsabilità di trovare soluzioni durature".

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