«Non sappiamo cosa fare». La frase proferita ieri da Giuseppe Conte a Taranto, davanti agli operai dell'Ilva, non è solo l'epitaffio del governo, ma è anche la massima sintesi della sua filosofia: decidere di non decidere e fare un gran casino.
L'esempio macroscopico è il pasticciaccio mostruoso sull'Ilva, che ha portato l'avvocato del popolo - tra il popolo indiavolato - a issare bandiera bianca e ammettere la propria inadeguatezza. Ma forse, se possibile, c'è anche qualcosa di peggio: il caos sui seggiolini per i bambini. Ci spieghiamo: l'errore sul colosso dell'acciaio è gravissimo e drammatico. Ma non ci stupisce che un esecutivo di inetti non sia riuscito a districare una matassa alquanto complicata. Sapevamo di non avere a che fare con dei premi Nobel. Non c'è nessuna sorpresa dietro questo disastro, ampiamente annunciato. Ma la totale incapacità dei giallorossi si è manifestata sulla obbligatorietà dei seggiolini per i bambini sulle automobili. Che non è esattamente uno snodo epocale nella legislazione del nostro Paese. Doveva essere una strada in discesa ed è diventato un rally infernale.
Prima la legge, pasticciatissima, entrata in vigore giovedì in fretta e furia. Poi il caos sulle multe, con il sospetto - fondatissimo - che fosse una delle tante scuse per rimpinguare le casse dello Stato con un altro balzello. Poi la retromarcia e l'emendamento per fare slittare la partenza delle sanzioni. Si può sbagliare di fronte ai grandi dilemmi che implica l'amministrazione della cosa pubblica.
Ma riuscire a incartarsi su una legge per i seggiolini è la dimostrazione dell'inettitudine che governa i palazzi del potere. La resa totale. Il governo ha fatto la legge e poi se la è autoemendata, in un rigurgito di lucidità. Ora prendano il coraggio a due mani e si automandino a casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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