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Patek Philippe, standing ovation per i 175 anni Una Maison che non smette mai di stupire

Il primo maggio scorso l'universo orologiero si è fermato per tributare un caloroso applauso e un sentito augurio a Patek Philippe, per i suoi 175 anni, splendidamente portati. Un omaggio dovuto, inevitabile per coloro che amano veramente l'orologeria. La Maison, come suo costume, non ha cercato con insistenza la ribalta, limitandosi a ringraziare, con discrezione. È sempre stata abituata a parlare con i suoi straordinari prodotti e, puntualmente, lo ha fatto anche in questa occasione, quale tributo alla sua storia e al suo blasone. Così, dal 13 al 18 ottobre scorsi, ha chiamato a raccolta gli «amici» di tutto il mondo, presso la sua «casa» ginevrina di Plan-les-Ouates, per festeggiare insieme e mostrar loro i regali che aveva preparato a degna celebrazione dell'anniversario, purtroppo, destinati a quei pochi che potranno permetterseli: il solo poterli osservare dal vivo è stato, comunque, emozionante. Normalmente dovrebbe verificarsi il contrario, sono gli invitati a dover portare i doni. Già, normalmente. Solo che di «normale», Patek Philippe ha ben poco, se non nulla, perché ogni sua espressione stupisce, e stupire dopo quello che ha prodotto in 175 anni è veramente difficile. Così, in un ambiente ricreato attorno alla gigantesca spirale che connota lo spazio antistante l'entrata della manifattura, opportunamente coperto e arredato con raffinatezza, Philippe e Thierry Stern, rispettivamente Presidente Onorario e Presidente della Maison, hanno ripercorso con l'aiuto di un toccante filmato proiettato in 3D sulle pareti esterne dell'ingresso della sede, le tappe salienti di una epopea senza soste, cominciata con l'intenzione di Antoine Norbert de Patek, nel 1839, di realizzare «gli orologi migliori e più belli del mondo».

Thierry Stern ha voluto ricordare che «non esisterebbero gli orologi migliori del mondo se non ci fossero gli orologiai migliori del mondo a costruirli». E, infatti, c'erano anche loro a mostrarci con orgoglio i risultati spettacolari di un grande lavoro di team, di professionalità specializzate, unite per un unico obiettivo. È impossibile raccontare in poche righe l'orologio più rappresentativo del 175° anniversario della Maison, il Grandmaster Chime. Basti pensare che Patek, su di esso, vi ha scritto un libro. Come spiegare diversamente il primo orologio da polso della Maison con doppio quadrante, con ben venti «complicazioni», in grado di «proporre» grande e piccola suoneria, ripetizione minuti, calendario perpetuo istantaneo con indicazione dell'anno a quattro cifre, un secondo fuso orario e due prime mondiali brevettate, ossia una sveglia acustica e una ripetizione della data che suona il giorno del calendario su richiesta?

Per non parlare delle altre piccole meraviglie presentate: il Chiming Jump Hour, il

World Time Moon, il Multi-scale Chronographs (queste ultime due in versione uomo e donna). Cosa aggiungere ancora, se non che un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda.

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