Peccati d'omissione

Più passano le settimane e più appare evidente che i silenzi e le fughe di Elly Schlein dalle questioni che dividono il suo campo siano una "tecnica" politica

Peccati d'omissione

Più passano le settimane e più appare evidente che i silenzi e le fughe di Elly Schlein dalle questioni che dividono il suo campo siano una «tecnica» politica. L'ultimo argomento su cui la segretaria del Pd tergiversa, non si sbilancia, è l'annosa questione del termovalorizzatore per i rifiuti a Roma, diventato un cavallo di battaglia dell'attuale sindaco, Roberto Gualtieri, ma che i grillini non digeriscono proprio. Anzi con il trascorrere del tempo la questione si è trasformata nell'esame a cui Giuseppe Conte, con un pizzico di perfidia, vuole sottoporre il partito della Schlein per decidere se è possibile mettere in piedi un'alleanza o meno. Capita l'antifona per quel che può la nuova sacerdotessa della sinistra si tiene alla larga. Esplora l'ipotesi di un compromesso, magari condito da una «supercazzola» che salvi capra e cavoli, e intanto si eclissa: ieri il gruppo del Pd della Camera ha parlato del tema e lei ha disertato la riunione. Il paradosso è che fino all'altro ieri la Schlein era vice-presidente di una Regione, l'Emilia Romagna, che ha diversi impianti simili nei quali - è il colmo - vengono bruciati una parte dei rifiuti della Capitale.

Solo che se vuole tenere aperto il laboratorio del «campo largo» la leader del Pd non può pestare troppo i piedi ai grillini. Semmai deve specializzarsi in peccati d'omissione. Una «tecnica» che può trasformarsi addirittura in una linea politica anche perché in politica non si inventa mai nulla. Questo atteggiamento, infatti, ricorda l'Unione che fu capeggiata da Romano Prodi, cioè uno schieramento o, meglio, un cartello elettorale in cui conviveva un po' di tutto. Il Professore con un'operazione simile vinse le elezioni nel 2006 ma capitolò due anni dopo per le incompatibilità programmatiche presenti nella sua maggioranza. È proprio da quella sconfitta che nacque il Pd. Sono i corsi e i ricorsi della Storia per cui nulla è più semplice di un ritorno al passato.

Anche perché Schlein non è per nulla estranea alla cultura prodiana che ha la sua culla proprio in Emilia: sarà essenzialmente un Prodi versione «woke». Con la stessa filosofia che si può sintetizzare nel consiglio che il Professore gli ha offerto: «Faccia un compromesso su tutto e recuperi pure i moderati». Appunto, tutto e il contrario di tutto. L'importante è vincere, non governare. Il «compromesso» che gira che ti rigira salterà fuori sul termovalorizzatore di Roma ne sarà un esempio.

La priorità è incollare pezzo dopo pezzo il possibile cartello elettorale futuro, con i grillini che rispetto alle vecchie edizioni prenderanno il posto di Rifondazione, mentre Calenda - Renzi per ora è troppo indigesto - quello della Margherita. È un modo per archiviare anche l'idea del Pd auto-sufficiente che, però, a ben vedere nella realtà non ha mai vinto un'elezione politica.

Anche perché se la Schlein non mette insieme tutto l'armamentario - vedi la vittoria a Udine al secondo turno - le possibilità di vincere si riducono a un lumicino. Solo che si tratta di un'arma a doppio taglio: forse una simile armata Brancaleone potrà aspirare a vincere, ma governare è tutta un'altra cosa.

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