Coronavirus

"Non eccedere con i tamponi: non tutti i bimbi con febbre sono infetti"

L'esperto Zuccotti ricorda che vi sono tante forme virali: "Non basta un solo sintomo per pensare al Coronavirus e alla necessità di un tampone"

"Non eccedere con i tamponi: non tutti i bimbi con febbre sono infetti"

Prudenza sì, allarmismi no. La ripartenza della scuola è nel caos totale ma è necessario non farsi prendere dal panico: sono molti i genitori che ogni giorno temono un contagio dei loro figli all'interno degli istituti scolastici. Tuttavia occorre precisare e ribadire che qualche linea di febbre o qualche sintomo non devono provocare sempre ansie e preoccupazioni. Di forme virali ce ne sono tante: vige l'obbligo di mandare immediatamente a casa un alunno con più di 37,5 gradi temperatura corporea, ma va specificato che un po' di raffreddore, qualche colpo di tosse e un isolato episodio di vomito o diarrea non sono automaticamente da attribuire al Coronavirus.

Una tesi sostenuta a gran voce dal pediatra Gian Vincenzo Zuccotti, il quale ha voluto tranquillizzare le mamme e i papà: "I pediatri sanno, ma è bene lo sappiano anche i genitori, che non basta un solo sintomo per pensare al Covid-19 e alla necessità di un tampone". Anche perché non tutti quelli che hanno qualche linea di febbre "sono stati attaccati dal virus". Il doppio tampone per essere certi della guarigione è ormai una prassi scientificamente accettata in tutto il mondo, ma una domanda circola da diversi mesi: perché non usare i test rapidi al posto dei tamponi classici? Più che a un problema di sicurezza, il direttore del Dipartimento di pediatria e pronto soccorso all'ospedale Buzzi di Milano penserebbe a uno di praticità: "I test che danno il risultato in qualche decina di minuti sono ancora poco disponibili e andrebbero riservati a casi selezionati. Si spera solo che non si ecceda con i tamponi".

"Complicato tenere fermo un bimbo"

Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il pediatra ha portato un'argomentazione pratica a favore della sua posizione: immaginare un'unità mobile che arriva a scuola, così che il tampone venga fatto tempestivamente "in loco" e portato rapidamente in un ospedale, nel giro di un'ora consentirebbe di conoscere lo stato del bambino. E se è negativo i suoi compagni potrebbero continuare a fare tranquillamente lezione in classe. Diverso il caso, molto più frequente, del bambino che si sente male a casa: "Se il pediatra ritiene necessario il tampone, con quello tradizionale il risultato arriverà comunque in fretta, il giorno dopo. Il bambino è già in un ambiente ristretto e protetto, sapere in un'ora o in un giorno se è positivo o negativo non cambia molto".

Appare evidente che non si può separare del tutto un bimbo dalla sua famiglia, ma in caso di positività bisogna adottare tutte le precauzione del caso per prevenire il contagio: mascherine, guanti e lavaggio frequente delle mani. Infine Zuccotti è intervenuto sul problema della invasività dei tamponi, sollevato recentemente da alcuni pediatri: "È complicato tener fermo un bambino e più è piccolo, più è difficile. E il tampone, perché il prelievo sia corretto, deve arrivare in profondità. È spiacevole, ma si rischiano soltanto piccoli sanguinamenti.

Il test sulla saliva, che si raccoglie all'interno della guancia, sarebbe l'ideale, ma non è ancora stato validato".

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