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Il pensiero unico messo all'angolo

Grazie Presidente Mattarella. Le parole che Lei ha detto ieri, intervenendo alle celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani a Barbiana, non erano scontate.

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Grazie Presidente Mattarella. Le parole che Lei ha detto ieri, intervenendo alle celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani a Barbiana, non erano scontate. E infatti hanno sorpreso molti. Ricordando don Milani, parroco e maestro in una terra povera e dimenticata, un educatore che ha sempre pensato la scuola come un luogo di crescita e di elevazione, Lei ha detto che «Cercava di instaurare l'abitudine a osservare il mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione», con un chiaro riferimento ai fatti della scorsa settimana al Salone del Libro di Torino, quando un gruppo di attivisti, trasformando una manifestazione di protesta contro un avversario (sempre legittima) in un atto verbalmente violento per mettere a tacere un nemico (sempre da condannare), ha impedito alla ministra della Famiglia Eugenia Roccella di parlare in pubblico e presentare il proprio, di libro.

Ciò che Lei ha detto, Presidente, è importante e opportuno, anche se molto probabilmente non piacerà a chi vuole far passare come un «diritto al dissenso» ciò che invece è un gesto di censura. Non piacerà agli agit-prop del Pensiero Unico e a tutti coloro che sono sempre pronti a scorgere inclinazioni fasciste nelle parole degli altri e mai nelle proprie. E non piacerà a quanti strumentalizzano qualsiasi evento, ogni parola, ogni gesto, pur di delegittimare un governo democraticamente eletto. Una lezione a tanti intellettuali impegnati, a tanti politici di parte, e alla stessa leader dell'opposizione, Elly Schlein, la quale ha provato a contrabbandare per «democratica manifestazione di dissenso» quella che invece è stata una prepotenza esercitata da un gruppo di ragazzi e ragazze sulla ministra Roccella.

Con una frase sola, chiara, non equivocabile, Lei Presidente ha spazzato via i tanti distinguo - «sì ma...», «però...», «e se...» - usati come paravento di atteggiamenti intimidatori. Lei ha confermato quello che ogni liberale sa bene: si può e si deve protestare, si può e si deve dissentire, si può e si deve contestare. E poi si ascolta. Non si può e non si deve mai vietare di parlare, di leggere, di ascoltare. Un principio sacro dentro una scuola. Dentro qualsiasi comunità. Tanto più dentro una manifestazione dedicata al libro, al pensiero critico e al confronto. E soprattutto dentro una democrazia. Ora sarà più difficile per i campioni della tolleranza a governi alterni permettersi di dare con leggerezza del «fascista» a chi difende il diritto di parola anche per coloro che sostengono principi che non condividiamo.

Almeno con Lei, Presidente, non ci proveranno.

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