Un alloggio popolare su due in diverse città italiane va agli stranieri. Negli ultimi anni la tendenza che vedeva in vantaggio le famiglie italiane adesso si è completamente ribaltata. I numeri parlano chiaro. Come sottolinea il Sole 24 Ore, a Torino si è passati da un 23 per cento di alloggi popolari disponibili assegnati agli stranieri del 2007 al 50 per cento del 2015 e al 48 per cento del 2016. In dieci anni la percentuale di case popolari date alle famiglie straniere di fatto è raddoppiata. E così adesso diverse amministrazioni comunali stanno cercando di correre ai ripari cambiando i requisiti per l'accesso alla graduatoria. Il tutto accade anche nelle regioni e nelle città rosse.
Ad esempio in Emilia Romagna una delibera che presto avrà il via libera prevede l'assegnazione di un alloggio popolare alle famiglie straniere solo nel caso in cui le stesse non abbiano proprietà all'estero e soprattutto nel Paese d'origine. Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella (Pd), vuole dare un punteggio aggiuntivo in graduatoria a chi ad esempio risiede da più tempo nel capoluogo toscano. Il tutto dovrebbe portare ad una stretta per l'assegnazione degli alloggi alle famiglie degli immigrati. Le parcentuali riportate da uno studio del Sole 24 Ore fanno riflettere. Infatti a Perugia il 51% per cento degli alloggi popolari viene dato agli stranieri, a Bologna il 49 per cento, a Torino il 48, a Firenze il 47 per cento, mentre a Milano e Bergamo la percentuale si attesta al 46 e al 45 per cento. Cifre queste che hanno portato le amministrazioni comunali e regionali ad intervenire nell'accesso ai bandi.
A Perugia ad esempio il "premio residenza" è già attivo dal 2014. Viene infatti premiato chi risiede da più tempo nel capoluogo umbro e così le percentuali di italiani presenti in cima alla gradutoria. Adesso, secondo gli ultimi dati le famiglie italiane presenti nei primi posti delle liste per gli alloggi sono il 54 per cento del totale. Inoltre a Padova il Comune ha deliberato di assegnare d’ufficio otto punti a chi risulta iscritto all’anagrafe da vent’anni consecutivi.
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