Cronache

Niente balli, né tinte per i capelli I divieti della setta macrobiotica

Un'adepta del guru macrobiotico Mario Pianesi svela tutti i divieti più assurdi cui è stata sottoposta

Niente balli, né tinte per i capelli I divieti della setta macrobiotica

"C’erano talmente tante regole, che era impossibile adempierle tutte. Questo provocava un senso di colpa e così, secondo me, ci teneva sotto controllo". A parlare al Resto del Carlino è una donna che, nel 1989, all'età di 20 anni, ha lasciato gli studi, la sua famiglia e la sua città, Cava de’ Tirreni, per andare a Macerata e seguire il dogma macrobiotico inventato da Mario Pianesi.

"Non potevamo frequentare persone non macrobiotiche. Al massimo, brevemente, qualche parente", ha raccontato la donna che, nella sua intervista, ha elencato i vari divieti cui erano sottoposti: ballare, ascoltare musica, usare internet e i cellulari, mentre i vestiti non dovevano essere né viola né verdi né neri. "Il rosa era vietato per gli uomini. Le donne dovevano portare una gonna lunga e non aderente, né stivali o scarpe con i tacchi. Non potevano tingersi i capelli, truccarsi, usare profumi, durante il ciclo mestruale era vietato lavarsi. Le unghie potevano essere tagliate solo il martedì o il giovedì. Era obbligatorio alzarsi con il piede sinistro", aggiunge l'adepta. Le donne sposate potevano intrattenersi solo con le donne, gli uomini solo con gli uomini. Questi ultimi "non potevano portare barba o baffi e capelli lunghi, orecchini o tatuaggi. Anche la cravatta era vietata, salvo occasioni importanti".

"Non era ammesso uno svago, anche il più semplice. Con mio marito inventammo una scusa per andare al cinema" racconta e rivela che secondo Pianesi "i falsi macrobiotici volevano il suo fallimento". Per proteggersi dalle loro energie negative gli adepti di Pianesi dovevano spargere sale negli angoli delle abitazioni e nei punti Upm. Ma non solo. Erano obbligati ad appendere nastri rossi in posti non troppo in vista e portare con sé la salvia. "Inoltre - prosegue la donna - era necessario accendere incensi, con un accendino bianco e non di altro colore, altrimenti non avrebbe funzionato. E c’era pure l’obbligo quotidiano del mantra, preceduto dalla richiesta di protezione verso Pianesi, la sua famiglia e noi stessi". Gli obblighi "erano mascherati da consigli. Ma non era possibile disattenderli. Percepivamo Pianesi come il nostro salvatore, un dio" e se un adepto non guariva, la colpa era sua che aveva violato qualche regola. "Se uno infrangeva le regole, le persone più vicine gli dovevano far notare che aveva 'osteggiato e fatto resistenza a Mario'. Se persisteva, scattava l’obbligo di delazione, anche tra coniugi", rivela la donna che gestiva il Punto macrobiotico in via Pace, e che nel 2012 entra in crisi. "Lavoravamo ma eravamo pieni di debiti. Poi ci fu una riunione. In circolo erano sedute una trentina di bambine e ragazze, dai 10 ai 25 anni. Chinando la testa, ringraziavano Pianesi, Volpi: 'grazie Mario, che hai salvato la vita ai miei genitori e mi hai consentito di nascere', Alcune si misero a piangere.

Mi parve rivoltante".

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