Coronavirus

"Pianificare le riaperture...". Ecco il piano del Cts

Dopo due anni di Covid e ondate a ripetizione, si va verso una fase di nuove riaperture: ecco cosa sta per cambiare e cosa accadrà dopo lo scioglimento del Cts

"Pianificare le riaperture...". Ecco il piano del Cts

Il peggio sembra essere alle spalle: la variante Omicron concede finalmente una tregua che, a detta degli esperti, potrebbe anche essere quella definitiva. Tutti gli indici sono in calo (dai positivi ai ricoveri) e anche il Comitato tecnico scientifico (Cts) vede la fine dell'emergenza con l'arrivo della primavera.

"Si apre una nuova fase"

Intervistato dal Corriere della Sera, il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Franco Locatelli ha spiegato che "si sta aprendo una fase nuova nel Paese". Questo è possibile perché, come anticipato, il "barometro" della pandemia va verso il bel tempo: da una settimana calano i contagi ogni 100mila abitanti, l'indice Rt è in netta discesa e i posti occupati nei reparti ordinati e in terapia intensiva calano giorno dopo giorno. Questo risultato è dovuto all'unione di due fattori: "da un lato allo straordinario successo della campagna vaccinale e dall’altro alla gradualità dell’approccio nell’allentamento delle restrizioni. Avere più dell’88% della popolazione sopra i 12 anni immunizzata e l’82% potenzialmente oggetto di dose booster che l’ha ricevuta, è la dimostrazione del formidabile lavoro svolto da chi ha condotto questa grande operazione e da chi ha il compito della farmacovigilanza", afferma Locatelli.

"Progettare le riaperture"

Per non gettare tutto al vento, è logico che non si può pensare di tornare come prima con un colpo di bacchetta magica o che ogni restrizione possa essere cancellata in 24 ore. È buonsenso. Il coordinatore afferma, infatti, che bisogna saper gestire "tutta la fase di riapertura", con quel tutta che la dice lunga sul complesso lavoro che attende esperti e politica. Ad esempio, dal 7 febbraio il green pass avrà durata illimitata per chi avrà fatto la terza dose (con due vale sei mesi) mentre, per chi è senza vaccino, l'obbligo vaccinale over 50 sarà valido fino al 15 giugno.

Riaperture si ma per accedere a bar, ristoranti, cinema, teatri e salire sui mezzi di trasporto come navi e aerei sarà sempre e comunque obbligatorio il super green pass. Una delle novità del nuovo decreto riguarda le zone rosse, abolite per chi è dotato del certificato verde rafforzato e le mascherine all'aperto non saranno più obbligatorie: discorso diverso al chiuso, dove andranno utilizzate in base alle norme vigenti e alla location in cui ci si trova: la ffp2, ad esempio, rimane obbligatoria su aerei, navi e tutti i mezzi di trasporto pubblico. A proposito di viaggo, "non ci sono ragioni per evitarli. Facciamolo con la prudenza che abbiamo imparato sull’uso di mascherine e dopo esserci vaccinati, anche con la dose booster", afferma Locatelli. Infine, un cenno ad una delle categorie più penalizzate (per ovvie ragioni) dalla pandemia: le discoteche dovrebbero riaprire dall'11 febbraio ma potrà accedere solo chi avrà il super green pass, quindi guariti o vaccinati. Il limite della capienza rimane al 50% e se ci si trova al chiuso sarà obbligatorio indossare la mascherina a meno che non si è in pista per ballare.

Il pericolo no vax

Come abbiamo visto sul Giornale.it, il nuovo report dell'Istituto superiore di Sanità mostra che tra i non vaccinati il tasso di mortalità è venticinque volte più alto di chi ha il booster. "Sono soprattutto un pericolo per loro stessi. Esporsi al rischio di essere contagiati significa non avere a cuore la propria salute. E smontiamo la credenza che la variante Omicron sia 'un banale raffreddore'", sottolinea Locatelli. È meno pericolosa di Delta ma soltanto grazie al vaccino, non "per assenza di potere patogeno" tant'é che le rianimazioni italiane sono piene di no vax con Omicron "in una percentuale tutt’altro che trascurabile". E il virus corre anche tra i giovanissimi, per questo motivo rimane di fondamentale importanza vaccinare tutta la fascia d'età pediatrica 5-12 anni, "è un atto d'amore", aggiunge l'esperto.

"Campagna vaccinale senza precedenti"

In un'intervista a Repubblica, il commissario per l’emergenza Covid Figliuolo ha ringraziato Draghi "per l’impulso che ha dato a una campagna senza precedenti, senza la quale non si potrebbe parlare di ritorno a una nuova normalità". Come il Prof. Locatelli, anche il generale è convinto che se non si fosse accelerato con le terze dosi "i ricoveri avrebbero avuto ben altro andamento. Le conseguenze le avremmo viste sugli ospedali, ma anche sull’economia". I numeri parlano di oltre 130 milioni di somministrazioni con il 93,3% degli over 12 guarito da almeno sei mesi o immunizzato da almeno una dose; con il booster, invece, sono state raggiunte quasi 35 milioni di persone, circa l’82% dei destinatari. "Il mio appello" a vaccinarsi "va agli oltre 1,5 milioni dai 50 anni in su senza alcuna copertura", aggiunge Figliuolo, che sulla quarta dose ha già le idee chiare: "Una quarta vaccinazione come le precedenti non è prevista per il prossimo futuro. Ma il sistema delle somministrazioni ha dato buona prova di sé. Credo che si farà trovare pronto per qualsiasi evenienza".

Cosa cambia senza Cts

Con la fine dello stato d'emergenza, il 31 marzo, il Cts potrebbe sciogliersi definitivamente dopo due anni di pandemia: tra le scelte più difficili nei momenti più duri, ricordiamo senz'altro il divieto dei funerali e l'impossibilità di andare a trovare i propri cari nelle Rsa oltre alla chiusura delle scuole. "Sono state scelte personalmente tutte difficili e dolorose - racconta Locatelli - Precludere all’inizio della pandemia la possibilità per un certo periodo di rendere l’estremo saluto ai propri cari ha indotto riflessioni che hanno nel profondo interrogato la mia coscienza". In quel momento, però, il bene di salute collettivo ha costretto a forme estreme come queste. "Difficile immaginare qualcosa di più lacerante nel doverlo raccomandare - ha aggiunto - Ritornare alla normalità vuol dire anche ripristinare momenti così importanti".

Nel concreto, quando il Comitato tecnico scientifico non ci sarà più e lo stato d'emergenza sarà cessato, il governo perderebbe la possibilità dei poteri straordinari con i quali deroga le attuali leggi e normative per motivi sanitari. Per fare alcuni esempi pratici, non si potrebbero più bloccare i voli da e per i Paesi ritenuti più a rischio così come non si può più limitare l'ingresso da qualsiasi area del mondo. Il potere della Protezione Civile, poi, verrebbe meno: addio a zone bianche, gialle, arancioni o rosse di cui le Regioni si tingevano in base al tipo di emergenza e addio ai poteri dei singoli governatori regionali che potevano stabilire misure ancora più restrittive, se lo ritenevano opportuno, di quelle del governo nazionale. Capitolo smart working: non esisterà più con la fine dello stato di emergenza. Da quel momento in poi soltanto un accordo tra aziende e dipendenti potrebbe stabilire il lavoro agile da casa, altrimenti non ci sarebbero più i presupposti per continuare ad adottare questa misura.

"Noi svolgiamo un servizio al Paese e la decisione se mantenere in attività e fino a quando il comitato spetta solo e unicamente al Governo. Non spetta né a me né a nessun membro del Cts esprimere opinioni, anche a titolo personale. Fino a che saremo chiamati ad adempiere a questo servizio, sarà un piacere e un privilegio farlo.

Quando verrà deciso lo stop resterà la consapevolezza e l’orgoglio di aver servito al meglio delle nostre capacità il Paese", conclude Locatelli.

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