Cultura e Spettacoli

Pinocchio "antifascista" ora sfida Mussolini

Il registra premio Oscar ambienta la storia di Collodi nel 1930. Cast eccezionale per il film d'animazione.

Pinocchio "antifascista" ora sfida Mussolini

«C'era una volta... Una fonte di ispirazione - diranno subito i miei lettori registi». Si potrebbe parafrasare il famoso inizio delle immortali Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi per dire che molti autori hanno setacciato, trasposto, adattato, stravolto «una delle più grandi opere della letteratura italiana», come ebbe a definirla Benedetto Croce. Solo a livello di lungometraggi se ne contano 16, a partire dall'incompiuto Le avventure di Pinocchio (datato 1936) fino al (in parte) deludente Pinocchio di Garrone, dello scorso anno. Un personaggio che ha ispirato anche cartoni animati (il più famoso, quello del 1940 firmato Walt Disney), film tv, parodie erotiche (Le avventure erotiche di Pinocchio) e anche porno veri e proprio (Penocchio, dove a crescere, come si può intuire dal titolo, non era il naso), spaziando nella fantascienza (Pinocchio 3000) o nei film d'animazione russi. Nella collezione, anche tre mediometraggi (il primo, del 1911, con protagonista il grande Polidor) e due serie televisive, anche se nel cuore degli italiani ne esiste solo una, quella del 1972, diretta da Comencini, una delle più fedeli alla storia del burattino, ricordo indelebile dei nostalgici degli anni Settanta, con Andrea Balestri e Nino Manfredi, Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica, Franco e Ciccio. Insomma, si è visto di tutto e di più, spesso con risultati deludenti di critica e botteghino. A partire dal Pinocchio (2002) scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni che Rotten Tomatoes ha classificato al terzo posto come peggior film del decennio 2000-2009, giusto per gradire.

E adesso un colosso come Netflix poteva lasciarsi scappare l'occasione di regalarsi un suo adattamento del tutto particolare? Ecco, allora, che uscirà il Pinocchio in versione musicale animata in stop motion, diretta dal premio Oscar Guillermo del Toro. Che, evidentemente, deve aver trovato chi lo finanzia, visto che a Venezia aveva confidato, qualche tempo fa: «Sto cercando finanziatori per Pinocchio da quasi 10 anni e mi complico sempre la vita perché nessuno dei film che voglio fare è facile. Quando dico che il mio Pinocchio sarà antifascista e ambientato nell'Italia di Mussolini, chi era entusiasta all'inizio poi si tira indietro!». Esatto, perché del Toro ha avuto la pensata di collocare le avventure musicate del suo burattino, che prende vita da un desiderio del padre, durante l'ascesa del fascismo e di Mussolini, in una storia che dovrebbe rappresentare la fatica di crescere di un Pinocchio che non si sente all'altezza delle aspettative del genitore. Chissà se il film è una risposta a quel Pinocchio che, durante il Ventennio, divenne protagonista di alcuni racconti come, ad esempio, Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista (1923) di Giuseppe Petrai, nel quale il burattino diventava «a modo» combattendo contro le squadre comuniste, mentre il successivo Pinocchio fra i balilla (1927) ricalcava più da vicino, in un certo senso, la storia di Collodi.

Sempre Del Toro, aveva dichiarato: «I film d'animazione hanno da sempre influenzato la mia vita e il mio lavoro, e Pinocchio è il personaggio di fantasia che più di altri mi ha ispirato. Il Pinocchio che sarà protagonista della mia storia, sarà un'anima innocente maltrattata da suo padre, perso in un mondo che non riesce a comprendere. Inizierà un viaggio straordinario che sarà in grado di fargli capire la realtà delle cose sul mondo e sul suo genitore». Con un cast di tutto rilievo, visto che accanto all'esordiente Gregory Mann, che vestirà i panni di Pinocchio, avremo attori del calibro di Ewan McGregor (il Grillo Parlante) e David Bradley (Geppetto). Reciteranno anche Tilda Swinton, Christoph Waltz, Finn Wolfhard, Cate Blanchett, John Turturro. Alla regia, oltre a del Toro anche Mark Gustafson. È prevista una doppia distribuzione, ovvero nelle sale e su Netflix. Le riprese sono iniziate lo scorso autunno negli studi di ShadowMachine a Portland (Oregon) e la produzione è proseguita anche durante la pandemia. «Dopo aver inseguito questo sogno per anni, Netflix rappresenta il partner perfetto per realizzarlo. Abbiamo passato molto tempo a trovare un cast e una troupe di prim'ordine e il continuo supporto di Netflix ci ha permesso di procedere in tutta tranquillità e con impegno, senza perdere colpi. L'animazione ci appassiona, perché pensiamo rappresenti il mezzo ideale per raccontare questa storia classica in un modo completamente nuovo», afferma Del Toro.

Vedremo se l'ideologia prevarrà sul personaggio.

Commenti