La polizia conferma i sospetti «I terroristi dietro gli sbarchi»

L'allarme di Pansa sulla Libia: «Ma sugli integralisti diretti in Italia non ci sono conferme». Juncker (Ue) insiste sulle quote

Libia e Italia, due sponde del Mediterraneo, due territori di passaggio per i migranti con una cosa in comune: in entrambi i Paesi operano organizzazioni che lucrano sul traffico di esseri umani. Nel giorno in cui è scattato il blitz dei carabinieri con la seconda ondata di arresti della «banda» dei trafficanti di Mafia capitale, il capo della Polizia Alessandro Pansa conferma in Parlamento i peggiori sospetti sul tratto libico dei viaggi della speranza. «L'anno scorso e nei primi mesi di quest'anno non si avevano segnali - spiega Pansa - mentre negli ultimi tempi si hanno elementi di sospetto per ritenere che organizzazioni terroristiche operanti in Libia siano coinvolte nella gestione del traffico di migranti». L'audizione davanti alla prima Commissione della Camera conferma qualcosa che già era nell'aria da tempo. Il coinvolgimento sarebbe legato principalmente allo sfruttamento economico da parte di questa rete criminale che avrebbero messo le mani nel business di esseri umani.

«Non abbiamo però ad oggi alcun elemento - aggiunge il numero uno della polizia - per dire che terroristi si imbarcano o vengono mandati in Italia». Il prefetto non la considera certo una possibilità remota: «È evidente che non possiamo escluderlo, visto che il flusso è enorme - ammette Pansa - Il rischio dunque esiste, ma non esiste alcun riscontro ad oggi. Dall'analisi di intelligence ed investigatori risulta che, per quel che riguarda l'Isis, fa la chiamata a sé in Siria o in Libia. Non manda, però, combattenti verso il nostro territorio». Da qui la deduzione logica. Il sospetto principale, dunque, - conclude Pansa - è che in questi territori, Libia ma anche Eritrea, i gruppi terroristi possano sfruttare il traffico di migranti a fini economici, per poi finanziare quello che vogliono. Si tratta di un sospetto, di cui non abbiamo riscontri».

Davanti ai parlamentari sono stati snocciolati anche i dati che mostrano la portata dell'ondata umana che raggiunge il Belpaese. «Nei primi cinque mesi dell'anno i migranti sbarcati sulle nostre coste sono stati 41.703, a fronte dei 39.900 dello stesso periodo dell'anno scorso - dice Pansa alla Commissione - I richiedenti asilo sono stati 24.678 nei primi cinque mesi dei quest'anno, oltre 63mila l'anno passato e sempre nel 2014, gli effettivamente rimpatriati 15.726, il 52 per cento degli espulsi, mentre quest'anno sono stati 5.823 su un totale di 12.154 espulsi». Per rimandarli a casa vengono utilizzati voli charter o rimpatri collettivi, spesso in collaborazione con Spagna, Francia e Germania.

E il passaggio a «Triton», la missione navale europea a raggio d'azione ridotto rispetto a quella solo italiana, ha portato a una diminuzione dei naufragi nel Canale di Sicilia, al contrario di quanto erano pronti a giurare i politici buonisti: «“Mare Nostrum” era un'operazione temporanea - conferma il capo della Polizia - con il passaggio a “Triton” le azioni di soccorso sono andate avanti, anche con mezzi di altri Paesi e dai primi dati il numero dei naufragi sembra diminuito». La fine di «Mare Nostrum» ha davvero scoraggiato gli scafisti dal far partire carrette sempre più mal messe, fidando sul recupero da parte delle navi italiane. Ora ci vorrebbe un intervento europeo sulla ripartizione dei migranti.

Il presidente dell'esecutivo europeo Jean Claude Juncker fa sapere che terrà duro sull'idea delle quote («No ad una Ue chiusa e senza cuore, la Commissione insisterà con gli Stati membri per questa buona causa». Ma pare una battaglia disperata.

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