Genova per loro, potrebbe essere l'inizio di un grosso guaio. Ieri per la prima volta il governo ha dovuto fare i conti con lo spread. Quello vero. Non quello dei numerini su cui sputacchia tutti i giorni, ma quello con la gente. Il differenziale tra le promesse e le cose fatte. Il primo vero scollamento tra l'«esecutivo del popolo» e il popolo stesso. Ieri, sotto la Lanterna, è sceso in strada più di un migliaio di cittadini delusi e incazzati. Sono i primi mille italiani che si sono scontrati con le balle del governo. Temiamo che non saranno gli unici. Ieri è toccato agli sfollati della tragedia del 14 agosto, che da quel giorno ancora aspettano una risposta. Si sono radunati spontaneamente, senza bandiere di partito, e hanno chiesto al governo di smetterla di dire musse, bugie, menzogne. E ora come faranno Di Maio e soci a dire che quei volti tesi, quei negozi sbarrati e quel ponte mozzato sono fake news? Che quella rabbia non esiste? Che quel problema - come la povertà o gli incidenti stradali - è stato magicamente risolto per decreto? Decreto che, per altro, a cinquantasei giorni dalla strage, deve ancora essere «ritoccato». Lavoro infinito, nemmeno fosse la Sagrada Familia di Gaudí. Sarà colpa dei giornalisti anche in questo caso? Ed è una beffa del destino che la prima grande crepa nella luna di miele con il governo si apra proprio a Genova. Città natale di Beppe Grillo e capitale morale del Movimento.
Forse il vento non è ancora cambiato, ma ieri a Genova tirava un'aria più spessa del solito. E quella protesta è lo specchio di un Paese che non ha più tempo da perdere aspettando miracoli. Perché quella città, che ieri urlava contro il ministro Toninelli, è la stessa città che accoglieva, ai funerali delle sue vittime, l'intero esecutivo tra gli applausi. Nemmeno due mesi fa. E sono già arrivati i fischi, la speranza è trasfigurata in delusione. Quelli che hanno costruito una carriera sulla contestazione costante e permanente, sono stati improvvisamente contestati. E, per sovrammercato, con la stessa accusa che hanno sempre rivolto indistintamente a tutti i governi: prendere per i fondelli i cittadini. Come politicanti qualsiasi. Due anni fa, tra quelle facce, avrebbe sfilato anche quella di Grillo. Mentre ora gli tocca starsene rintanato nella sua villa, lontano dai fischi dei suoi concittadini.
È la spaccatura, tra i decreti fake e la verità di quello che succede nelle vite della gente, tra il reale e il virtuale, tra la verità e le bugie. È anche questo lo «spread» che può uccidere il governo. Ma stavolta non potranno dare la colpa ai soliti poteri forti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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