È una notizia già sentita. Arrivare all’età della pensione e scoprire di non avere i contributi. Ma c’è un paradosso enorme: il libretto del lavoro è in regola. È accaduto a Potenza ad un uomo di 60 anni. A darne notizia è “La Gazzetta del Mezzogiorno”. L'azienda di Antonio naviga in cattive acque, ma lui aveva raggiunto il limite pensionistico grazie a due anni come garzone in diverse salumerie. In alternativa Antonio poteva avere la mobilità, come si legge nell'articolo di Giovanni Rivelli, potendo poi usufruire dell’eventuale passaggio a un’altra azienda o avere l’esodo volontario, incassando anche un premio di 40mila euro. Il suo ultimo lavoro era quello di guardia giurata e con 42 anni di contributi alle spalle e diciotto mesi di mobilità aveva deciso di andare in pensione dopo aver raggiunto il limite previsto dalla legge. Ma solo dopo aver oltrepassato lo steccato pensionistico ha scoperto che la prima azienda per cui ha lavorato non gli ha mai versato i contributi, nonostante timbri e firme regolari sul libretto di lavoro, che oramai non si usa più. È questa la prima notizia che l'Inps gli ha comunicato. Dal 1972 al 1974 non risultano contributi versati. Versamenti ormai finiti in prescrizione, quindi andati persi irrimediabilmente. Insomma, Antonio è ora in pensione, ma per ricevere l’assegno dovrà aspettare fino a ottobre 2020.
Una storia che ha dell'assurdo, al limite del grottesco, molto pirandelliana. Come vivrà Antonio fino al 2020? Chi gli darà i soldi per sostenersi con decoro e dignità (non parliamo certo di una pensione d’oro) per i prossimi due anni?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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