Stanno finendo i farmaci anti Covid. Scatta l'allarme negli ospedali

Dopo l'allarme sulle scorte del farmaco più efficace contro il Covid-19, l'Unione Europea ha fatto un accordo con la ditta che produce il Remdesivir per la fornitura di 500mila dosi. Intanto si sperimentano anche cocktail di anticorpi

Stanno finendo i farmaci anti Covid. Scatta l'allarme negli ospedali

"Si rischia l'esaurimento delle scorte di Remdesivir". A lanciare l'allarme è stato il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, che a Repubblica aveva avvisato: "Il fabbisogno supera la disponibilità. Il rischio di carenza è forte. L'aumento della domanda rischia di portare all'esaurimento delle scorte nel fine settimana. Sono attivi i meccanismi di collaborazione con gli altri paesi europei per evitare che accada". Ma ora, la Commissione europea ha firmato un contratto per la fornitura di 500mila dosi.

Gli Stati Uniti, a luglio, avevano acquistato le dosi prodotte dalla casa Gilead, lasciando l'Europa in difficoltà. Il Remdesivir, un antivirale messo a punto per sconfiggere epatite C ed Ebola, si è rivelato anche il farmaco più efficace contro la malattia Covid-19, riducendone i giorni di malessere. In questi giorni, secondo quanto riporta Repubblica, in Europa c'è un nuovo lotto da 20mila fiale (sufficiente per 3.300 pazienti) in distribuzione e la settimana prossima le dosi dovrebbero arrivare anche all'Italia.

In Italia, il Remdesivir può essere somministrato ai pazienti ricoverati con carenza di ossigeno non grave. Per ottenere il farmaco antivirale, i medici devono compilare la richiesta apposita, la cui procedura è spiegata da Aifa. Una volta visionata la richiesta, l'Agenzia del farmaco autorizza l'invio delle fiale che, per il momento, sono state distribuite ad ogni paziente bisognoso. Non è stato così in tutti i Paesi europei: in Gran Bretagna, infatti, "le dosi rimanenti saranno date ai pazienti che più ne trarranno beneficio", mentre in Olanda "il Remdesivir è finito".

Ma ora, dopo l'allarme sulla carenza del medicinale, la Commissione europea ha firmato un contratto quadro di appalto congiunto con la società farmaceutica statunitense Gilead per la fornitura di un massimo di 500mila dosi di Remdesivir. A firmare l'accordo sono stati, oltre ai Paesi dell'Unione Europea, quelli appartenenti allo Spazio economico europeo, il Regno Uniti e 6 Paesi candidati e potenziali candidati. È possibile ora inoltrate l'ordine per procurarsi direttamente il Veklury, marchio del Remdesivir che, ha fatto sapere la Commissione, "in questa fase è l'unico medicinale con un'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata nell'UE per il trattamento di pazienti COVID-19 che necessitano di fornitura di ossigeno". Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha precisato: "Oggi garantiamo l'accesso a Remdesivir per il trattamento di un massimo di 500mila pazienti. Non stiamo lasciando nulla di intentato nei nostri sforzi per garantire che siano disponibili terapie sicure ed efficienti contro COVID-19. Attraverso i nostri appalti congiunti dell'UE, stiamo consentendo ai paesi di tutta Europa di unire le forze e ottenere l'accesso ad attrezzature e medicinali vitali. Siamo sempre più forti insieme, e questa è la solidarietà europea in azione contro COVID-19 ".

Ma, nonostante sia considerato il farmaco più efficace, nemmeno il Remdesivir è in grado di contrastare completamente il virus. Per questo, diverse aziende stanno sperimentando anche cocktail di anticorpi "sintetici", Remdesivir e Desametasone (usati anche per il trattamento a Donald Trump). Si tratta di due farmaci entrati nel protocollo anti-Covid ma, come precisa il Sole24ore, mirano a curare i sintomi, mentre gli anticorpi cercano di evitare il peggioramento della malattia. A sperimentare questa soluzione sarebbero circa 30 aziende nel mondo. Tra queste c'è anche la filiera italiana: la Fondazione Toscana Life Sciences con il laboratorio di Rino Rappuoli e diverse aziende aziende, tra cui Achilles Vaccines, Menarini e Ibi Lorenzini. Qui sono già stati idenficati tre anticorpi: "Hanno un profilo di sicurezza molto elevato - ha detto al Sole24ore il Ceo di Achilles Vaccines Riccardo Baccheschi -come dimostrano i recenti e incoraggianti studi si sicurezza di Lilly e di Regeneron. Noi affronteremo la fase 1 a dicembre e pensiamo di entrare in fase 2-3 subito dopo così da avere, se tutto procede per il meglio, il prodotto registrato in primavera". Non solo.

La filiera italiana, infatti, mira anche allo sviluppo di un anticorpo da somministrare al di fuori del regime ospedaliero, "perché il limite di quelli di prima generazione è che sono solo per uso ospedaliero".

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