Afghanistan in fiamme

Un presidente nel vicolo cieco

Alla Casa Bianca non c'è più un Presidente. C'è un'anatra zoppa precipitata sulla soglia dell'inferno.

Un presidente nel vicolo cieco

Alla Casa Bianca non c'è più un Presidente. C'è un'anatra zoppa precipitata sulla soglia dell'inferno. Un inferno lungo da qui al 31 agosto. Settantadue ore di fuoco durante le quali Joe Biden resterà drammaticamente confinato nel girone dell'impotenza. Il perché è evidente. Nel catino dell'aeroporto di Kabul oltre 5mila tra americani ed ex collaboratori afghani attendono di essere evacuati assieme ad altrettanti militari incaricati di coordinare le operazioni. Il tutto mentre un'inestinguibile marea umana continua l'assedio allo scalo. Una situazione da scacco matto in cui Biden non può, pena il disonore, chiudere i giochi in anticipo e abbandonare chi spera nella data promessa del 31 agosto. Ma per schivare l'ignominia deve affrontare il rischio, assai probabile, di nuovi attacchi. Un rischio terribile perché una nuova carneficina evidenzierebbe la paralisi di un presidente che giovedì se l'è cavata con la promessa di «dare la caccia» ai responsabili della strage e «fargliela pagare». Una promessa che sa bene di non poter mantenere. La mancanza di uomini e alleati sul terreno rende impossibile individuare sia le cellule responsabili della strage di giovedì, sia quelle pronte a colpire di nuovo. E l'assenza di quelle coordinate rende altrettanto inutile l'impiego di droni o aerei decollati da paesi circostanti. Tuttavia, anche disponendo di quelle informazioni, la Casa Bianca non potrebbe far a meno di chiedere ai talebani il permesso di entrare in azione. Esponendosi al rischio di un pubblico e umiliante «niet» o, peggio, all'incognita di un'azione non concordata capace d' innescare una rappresaglia talebana e metter ancor più a rischio le vite di chi si ritrova prigioniero del recinto dell'aeroporto. In tutto questo Biden non può neppure permettersi di ribaltare il tavolo mandando nuove truppe sul terreno nel tentativo di creare una vasta testa di ponte intorno all'aeroporto. L'operazione, oltre ad essere militarmente rischiosissima, sarebbe politicamente suicida perché sconfesserebbe le politiche di ritiro sottoscritte da Biden e la sua promessa di riportare a casa i soldati americani. Prigioniero dei propri errori Joe Biden non può che attendere queste ultime 72 ore. Nella consapevolezza che - comunque vada - si concluderanno con una storica condanna.

L'unica incognita è se la firmeranno l'Isis, i talebani o gli stessi americani.

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