Coronavirus

Consulta: "Obbligo di vaccinarsi? Non è incostituzionale"

Il neo presidente della Consulta sul vaccino: "Io mi vaccinerò. È un obbligo morale", "Sì alle limitazioni della libertà per tutelare la salute"

Consulta: "Obbligo di vaccinarsi? Non è incostituzionale"

Anche la Consulta interviene a gamba tesa sulla questione del momento: obbligo del vaccino sì o no? "Io mi vaccinerò. E mi chiedo come sia possibile sottrarsi a quest'obbligo morale". Non usa mezzi termini il neo presidente della Corte costituzionale Giancalro Coraggio, intervistato da La Repubblica. E, in quanto ai margini di costituzionalità di un'eventuale imposizione del vaccino anti Covid, la posizione della Consulta è vincolata a due paletti: sicurezza scientificamente provata e necessità del trattamento sanitario per salvaguardare la salute collettiva. "Nelle nostre sentenze - sottolinea Coraggio - abbiamo scritto che, in primo luogo, serve la certezza dei dati scientifici, attestata dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali competenti. In secondo luogo, è necessaria l'accertata indispensabilità, per la tutela della salute e della vita dei cittadini, di un così pervasivo intervento".

L'obbligo al vaccino sarebbe non presentare rischi di incostituzionalità. Ma prima va approvata una legge apposita che ne prescriva l'obbligatorietà. "La possibilità di trattamenti sanitari obbligatori - spiega il presidente - è prevista dalla Costituzione, ma richiede una legge. E la legge può essere sottoposta al sindacato della Corte costituzionale. Perciò qui ho il dovere di fermarmi". Prima di arrivare all'imposizione per legge, però, Coraggio auspica che, attraverso un'opportuna "campagna per rassicurare e persuadere quanti hanno timori e perplessità", si risvegli in ognuno "l'obbligo morale" verso la tutela di sé e dell'altro.

Ma il diritto alla salute e alla vita deve essere controbilanciato dal rispetto delle libertà individuali garantite dalla Costituzione. Un compromesso, spesso, messo a dura prova fin dall'inizio della crisi pandemica. "Qui - aggiunge Coraggio - sono in gioco, da un lato, il diritto fondamentale, più che alla salute direi alla vita stessa, considerate le migliaia di morti di quest'anno e le centinaia di ogni giorno; dall'altro, la limitazione di diritti fondamentali, in primo luogo la libertà di movimento. Che tali limitazioni siano possibili, nella drammatica situazione che stiamo vivendo, mi pare difficilmente contestabile".

La contrazione della libertà di spostarsi in nome della salvaguardia della salute sarebbe costituzionalmente possibile. Non solo. "A parte l'espressa previsione di questo potere nell'articolo 16 della Costituzione, direi - continua il presidente - piuttosto che siamo in presenza di un dovere. Senza scomodare Hobbes e tutte le teorie sulla nascita dello Stato, è evidente che la sua funzione fondamentale è quella della tutela della vita dei cittadini, dentro e fuori i confini nazionali".

Mentre i rischi del Covid non sono sufficienti a giustificare la limitazione del diritto all'istruzione come la perdita di quasi un anno scolastico. Il prezzo da pagare è troppo alto per essere avallato dalla Costituzione. E le istituzioni hanno il dovere di intervenire per creare le condizioni di una riapertura in sicurezza. "È una priorità assoluta - tuona Coraggio - evitare la sostanziale perdita di un anno scolastico, con riflessi gravemente penalizzanti su un'intera generazione. Sarebbe grave non fare di tutto per garantire l'istruzione e la formazione di quei giovani ai quali, purtroppo spesso solo a parole, dedichiamo la nostra attenzione.

La scuola ha già fatto molto per garantire condizioni di sicurezza, mi auguro che si sappia fare altrettanto per quanto riguarda il trasporto".

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