Un primo passo ma c'è molto da fare

Non è la riforma che aspettavamo dai tempi di Mani pulite. È un passo in avanti, soprattutto rispetto ai troppi passi indietro dell'era Conte-Bonafede.

Un primo passo ma c'è molto da fare

Non è la riforma che aspettavamo dai tempi di Mani pulite. È un passo in avanti, soprattutto rispetto ai troppi passi indietro dell'era Conte-Bonafede. Più garanzie, molti buoni propositi, qualche novità tutta da verificare sul campo, un gioco di equilibri che cerca di tenere dentro tutto e tutti sul tema più divisivo degli ultimi trent'anni. La sabbia nella clessidra della prescrizione si assottiglia ma, come ha spiegato l'avvocato Franco Coppi, la soluzione adottata, con l'improcedibilità a mascherare la resa dello Stato, è una trovata pasticciata all'italiana che rischia di aprire nuovi contenziosi; ancora è sparita l'idea di vietare l'appello ai pm in caso di assoluzione e, con tutta sincerità, non si capisce come si possa arrivare, in una situazione del genere, ad una condanna definitiva oltre ogni ragionevole dubbio. Ma è inutile accanirsi sui dettagli: l'Europa voleva un segnale di cambiamento per sganciarci il maxiassegno del Recovery Plan e il segnale è arrivato. Oltre non si poteva andare: non c'era il tempo e non c'era una maggioranza - come non c'è mai stata in questi anni litigiosi e manettari - in grado di costruire un sistema coerente e razionale, con i 5 Stelle incerti e divisi come solo certe chiese protestanti. Ci sono biblioteche intere sature di suggerimenti e spunti rimasti dentro libri e cassetti a fare la muffa, mentre i processi sono sempre troppo lunghi e, in alcuni distretti di corte d'appello, le medie sono ancora quelle vergognose del periodo borbonico. È poi tutto da dimostrare che gli accorgimenti escogitati, con interventi a zigzag, portino ad un ritmo più serrato, ad un metronomo europeo e, per quanto ci riguarda, a meno errori, meno ingiuste detenzioni, meno gogne con scuse a scoppio ritardato.

Vedremo, con un pizzico di speranza e una robusta dose di scetticismo.

La verità è che il sistema in cui tutti hanno le loro colpe ha bisogno di risposte complementari: servono interventi legislativi per semplificare un processo vestito come Arlecchino, ci vuole una magistratura depoliticizzata che scenda una volta per tutte dalle barricate e poi dev'esserci un'iniezione di risorse - sia benedetta l'Europa - e di assunzioni. Tanti tasselli da collocare nel posto giusto. Senza estremismi e scomuniche dai toni apocalittici.

Dobbiamo immaginare un percorso, un cantiere che passi anche per il Parlamento: ben vengano,

dunque, i referendum lanciati dalla strana coppia Lega-Radicali. Quel che non si fa oggi, si farà, speriamo, domani. I cittadini attendono standard di civiltà che non possono arrivare nello spazio breve e vago di un'estate.

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