È tornato online il sito antibufale Butac (Bufale un tanto al chilo). Solo una pagina resta oscurata, è quella che ha scatenato il putiferio con la notizia che aveva mosso la querela per diffamazione da parte di un medico. "È una notizia che apprendiamo con soddisfazione", dice l’avvocato Federico Cappelletti, che rappresenta il fondatore del sito, il blogger bolognese Michelangelo Coltelli. "Dopo il colloquio avuto ieri in procura con la mia collega Anna Maria Cesari, il pm ha disposto il dissequestro del sito ad eccezione della pagina ritenuta diffamatoria, riconducendo il provvedimento di sequestro ai necessari canoni di proporzionalità invocati da più parti, anche da rappresentanti del mondo della politica e del giornalismo, salvaguardando così la libertà di informazione". In effetti era parso subito spropositato l'oscuramento totale del sito.
Il legale ha poi ricordato che a seguito del sequestro disposto dal gip di Bologna venerdì scorso, nato dalla querela presentata da un medico di Brindisi per un articolo pubblicato nel 2015, erano stati sottratti "alla disponibilità degli utenti oltre 3 mila articoli" pubblicati dal 2013 ad oggi "per un sito che è un punto di riferimento in Italia e all’estero per l’attività di debunking".
"Se mi avessero chiesto la cancellazione del pezzo - aveva detto qualche giorno fa Coltelli - l'avrei fatto senza problemi. L'avrei cancellato anche se me lo avesse chiesto il medico che mi ha denunciato. Ma non sono stato mai avvicinato dal querelante".
Anche la Fnsi, il sindacato dei giornalisti, aveva criticato il sequestro del sito: "Quello che sconcerta, in questa come in altre vicende già verificatesi in altre parti d’Italia, poi conclusesi con il dissequestro disposto dal tribunale del riesame, è l’assoluta sproporzione fra l’esigenza di perseguire un possibile reato e i provvedimenti adottati".
E aveva aggiunto che la circostanza che il sito non è una testata giornalistica registrata è del tutto in ininfluente: "E' in gioco la libertà di manifestazione del pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione".
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