Coronavirus

Pugno duro del Veneto contro i medici di base: "Così rischiate sanzioni"

Chiamare il 118 solo in casi davvero gravi. La replica: “Metodi da inquisizione”

Pugno duro del Veneto contro i medici di base: "Così rischiate sanzioni"

La Regione Veneto ha deciso di usare il pugno duro contro i medici di famiglia che non seguono le direttive. Il comitato di crisi Covid_19, composto da dieci dirigenti, e nato a inizio novembre per aiutare le decisioni prese dalla giunta Zaia, ha emesso la disposizione numero 3, dal titolo "Segnalazione di inadempienze dei medici di medicina generale". E già si capisce quale sia l’argomento trattato al suo interno.

Veneto: la disposizione che crea malcontento tra i medici

Il coordinatore del comitato di crisi, Paolo Rosi, ha inviato il documento in questione ai direttori di 118, agli ospedali e alle Asl venete con la richiesta ai dirigenti sanitari di “registrare i nominativi dei medici” di base che dicono ai propri assistiti, con febbre molto alta ma con sintomi respiratori non gravi, di rivolgersi al 118 per chiamare l’ambulanza. Il coordinatore della task force regionale ha scritto: “Facendo seguito alle ripetute segnalazioni pervenute dalle centrali operative del Suem relative a pazienti affetti da iperpiressia e sintomi respiratori minori, che vengono invitati a rivolgersi al 118 dal medico di medicina generale senza che questi abbia provveduto ad alcun approfondimento clinico si invitano i direttori delle centrali operative a registrare i nominativi dei medici interessati e a trasmetterli ai direttori del distretto”. La richiesta che si legge tra le righe è che venga dato il via a verifiche e provvedimenti nei confronti di questi medici di famiglia.

L’obiettivo è quello di cercare in tutti i modi di evitare che ospedali e pronto soccorsi vengano presi d’assalto da persone che non ne hanno realmente bisogno, mandando al collasso le strutture già zeppe.

La replica

Ovviamente non sono mancate le polemiche. Il dottor Rosi, anche coordinatore regionale del 118, ha spiegato a La Repubblica che si parla di episodi isolati, sottolineando che la quasi totalità dei medici di medicina generale lavorano nel pieno rispetto delle procedure e stanno supportando la risposta all'epidemia in atto. La lettera non sembra però essere stata ben accolta dai medici. Domenico Crisarà, segretario della Federazione dei medici di famiglia del Veneto, ha tenuto a dire che la nuova disposizione regionale crea sconcerto e perplessità. In particolare “per il metodo, che ricorda i tribunali dell'Inquisizione o, venendo alla storia più recente, al maccartismo. I medici di famiglia del Veneto si devono essere ammalati di qualche sconosciuta malattia durante l'estate, altrimenti non si spiega perché fino a giugno erano carta vincente che faceva la differenza del sistema veneto rispetto a quello lombardo, e improvvisamente sono diventati una manica di cialtroni. Ci mancano ancora i dispositivi di protezione per le visite domiciliari e i saturimetri. Ho l'impressione che si voglia distogliere l'attenzione da altri problemi”.

E neanche la Federazione regionale degli Ordini dei medici è andata tanto per il sottile, sottolineando come sia triste, proprio in questo momento di pandemia, che vi siano tali episodi. Quando la collaborazione tra le istituzioni dovrebbe invece essere scontata.

“I medici di famiglia del Veneto sono sempre stati al fianco dei loro assistiti, talvolta infettandosi e pagando anche con la vita” ha tenuto infine a precisare la Federazione regionale.

Commenti