Coronavirus

Quando arriva il pass per spostarsi. "Ma la privacy è a rischio"

L'Ue sta lavorando per avere un certificato già a giugno, ma restano i dubbi dei garanti della privacy. Aperta un'istruttoria sul caso Alto Adige

Quando arriva il pass per spostarsi. "Ma la privacy è a rischio"

Con l'arrivo dell'estate si fa sempre più caldo l'argomento "pass sanitario" per poter tornare a viaggiare. A tal proposito il parlamento europeo sta attualmente discutendo per trovare al più presto una soluzione che possa mettere d'accordo tutti gli Stati membri. L'obiettivo è quello di ottenere un certificato valido entro il mese di giugno, quando avrà pianamente inizio la stagione turistica. Le difficoltà, tuttavia, non mancano.

Come potrebbe essere il certificato

Per prima cosa il documento di cui saranno dotati i viaggiatori dovrebbe chiamarsi "certificato Ue Covid-19", con una validità di massimo 12 mesi. Il pass, che potrà essere cartaceo o digitale, sarà dotato di un codice QR il quale attesterà che il cittadino è stato sottoposto a vaccinazione (in questo caso sarà riportato il tipo di siero somministrato), ha contratto il virus ed è guarito, oppure ha effettuato un test, risultando negativo.

Per quanto riguarda i vaccini, in commissione già si discute su quali possano essere ritenuti validi per la certificazione. C'è che spinge per promuovere solo quelli autorizzati dall'Ema, e chi invece vorrebbe aprirsi anche ad altri sieri non ancora abilitati, come lo Sputnik, lasciando ad ogni Paese la possibilità di decidere quali vaccini inserire nel pass. Intanto sono molte le nazioni a lavorare allo stesso tempo anche ad un certificato nazionale, come l'Italia. Il rischio è quello di creare fin troppa confusione, ecco perché l'Europa preme per avere un pass comune.

Altro nodo importante quello dei test. L'Ue chiede che gli esami possano essere gratuiti per tutti, e che non vi sia quarentena per chi è già in possesso del certificato. La Commissione eropea, tuttavia, è stata chiara: la sanità è una questione che compete solo alle singole nazioni. Insomma, la discussione è ancora aperta.

La fese prova

Da fonti ufficiali, è arrivata la notizia che il pass Covid Ue sarà operativo dal primo di giugno, al termine di un periodo di prova. La sperimentazione avrà inizio dal prossimo 10 maggio in poi, si parla di una quindicina di Paesi che aderiranno: Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia. Per la fine di giugno, invece, sarà richiesta l'approvazione degli Stati membri: in questo modo sarà possibile avere un vero e proprio regolamento.

La questione privacy

Resta forte tema di discussione la questione protezione dati personali, sollevata da diversi garanti della privacy ed anche dall'Autorità Ue. Nel testo esaminato ed approvato dal parlamento europeo viene specificato che le informazioni dei viaggiatori non dovranno essere custodite dagli Stati né da una banca dati. Come risolvere, dunque, il problema?

Intanto in Italia il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali Pasquale Stanzione fa sentire la propria voce, chiedendo all'esecutivo di modificare la norma messa a punto per il pass vaccinale italiano."Così com' è, la norma non circoscrive sufficientemente l'ambito di utilizzo dei pass, con il rischio di interpretazioni, magari in buona fede, che però abbiano l'effetto di estenderne indebitamente il perimetro", ha spiegato Stanzione, come riportato da La Stampa. "Non vi è una chiara definizione dei protagonisti del trattamento (titolare e responsabile in particolare) necessaria invece, a tacer d'altro, per l'esercizio, da parte degli interessati, dei diritti loro riconosciuti dalla disciplina privacy. Inoltre, la previsione di due modelli diversi di pass a seconda che siano tampone negativo o da guarigione o, invece, da vaccino andrebbe sostituita dall'indicazione della sola scadenza temporale del certificato. Vanno poi introdotte garanzie adeguate alla natura dei dati trattati, che sono sensibili".

Il presidente dell'Autority ha aggiunto che è preciso dovere del Garante pronunciarsi su simili norme, individuando eventuali criticità dei provvedimenti proposti e approvati. "La funzionalità del pass", ha aggiunto Stanzione, "rischia di essere pregiudicata non già dalle richieste di modifica del Garante, ma dalle lacune della norma che auspico possano essere colmate, almeno in sede di conversione del decreto legge".

Quanto al pass a cui sta lavorando l'Unione europea, il presidente dell'Autorità ha commentato: "Il draft di regolamento, pur con qualche modifica che il Garante europeo per la privacy e il Board hanno richiesto, sottende un equilibrio ponderato tra privacy, esigenze sanitarie e libertà di circolazione, in quanto contempla garanzie adeguate per evitare trattamenti indebiti dei dati e, tramite essi, discriminazioni nei confronti di quanti non vogliano o non possano vaccinarsi".

Istruttoria sul caso Alto Adige

Il garante della privacy ha inoltre deciso di aprire un'istrutturia in merito a quanto accaduto in Alto Adige, dove la Provincia autonoma di Bolzano ha avviato un progetto per ottenere una sorta di green pass locale, il cosiddetto CoronaPass Alto Adige. Dal 26 aprile, infatti, solo chi è in possesso di tale certificazione può accedere a determinate strutture e partecipare ad alcuni eventi. Le modalità per ottenere il passs Alto Adige sono le stesse di quelle del green pass studiato dalla Ue (vaccinazione, guarigione dal virus o test negativo).

Un fatto inaccettabile per l'Autority, che ancora una volta ha voluto ribadire l'importanza dei dati personali e della libertà del singolo individuo. "Il Garante ribadisce che i trattamenti dei dati personali connessi all’avvio di iniziative che limitano fortemente i diritti e le libertà delle persone può avvenire solo nel quadro di un’idonea base giuridica a seguito di una valutazione dei rischi e con l’adozione di adeguate misure a tutela degli interessati", si legge nel comunicato stampa ufficiale.

E ancora: "Nella comunicazione trasmessa alla Provincia autonoma di Bolzano, il Garante segnala che si riserva ogni valutazione in ordine all’adozione di provvedimenti finalizzati ad imporre una limitazione provvisoria o definitiva del trattamento dei dati previsto nel progetto di certificazione verde locale, incluso il divieto di trattamento".

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