Cronache

"La mia casa una latrina...": lo choc dopo l'uscita dei rom

23 giorni senza casa, sapendo che nel proprio appartamento si erano insediati 6 rom abusivi: questo ha dovuto sopportare Ennio Di Lalla prima di tornarne in possesso

"La mia casa una latrina...": lo choc dopo l'uscita dei rom

Ci sono voluti 23 giorni affinché il signor Ennio Di Lalla, 86 anni, tornasse in possesso del suo appartamento in zona Don Bosco, periferia sud di Roma. Dei rom gli avevano occupato la casa un giorno che l'anziano signore era andato in ospedale per dei controlli periodici al cuore. Tornò a casa, dopo aver trascorso dei giorni dal fratello, e trovò la serratura cambiata e una donna con un bambino al suo interno. Per oltre 20 giorni Ennio ha dovuto dormire da suo fratello, finché finalmente non è stato firmato l'ordine di sfratto. Ma l'odissea dell'uomo non è finita qui, perché è vero che ora Ennio è tornato in possesso della sua abitazione, ma le rom gliel'hanno distrutta prima di andare via, senza dirsi pentite e giurando che l'avrebbero rifatto altrove. Al momento la casa è sotto sequestro, i carabinieri probabilmente glela ridaranno tra lunedì e martedì.

"Quando venerdì, dopo 23 giorni, sono rientrato finalmente a casa mia, ho avuto un malore. Mi è preso uno spavento, non la riconoscevo più. C'erano decine, che dico, centinaia di sigarette spente sul tavolo. La pipì del loro cane, un dogo, sparsa dappertutto. La cera delle candele era sciolta sul pavimento e sopra i mobili, perché l'avvocato Olivieri nel frattempo aveva fatto staccare a quelli la corrente e i rom si facevano luce con i moccoli", ha raccontato al Corriere della sera.

Ennio Di Lalla ha trovato anche un televisore non suo all'interno della casa e perfino le tende del salotto cambiate. "Ci vivo dal '53 e sapete qual era la prima cosa che facevo la mattina dopo essermi svegliato? Guardavo le foto al muro di mamma e papà, le foto dei viaggi, l'Hermitage di San Pietroburgo, le cascate di Iguazu, che bella la Patagonia. Prima del Covid avevo messo in programma di tornarci. Ecco, adesso, dopo questa storia brutta dei rom, se la salute mi assiste ho deciso che ci tornerò", ha rivelato al Corriere.

Lo stress dell'ultimo mese è stato forte per il signor Ennio, tanto che ora il suo avvocato, Alessandro Olivieri, cerca di preservarlo da ogni tipo di emozione. "I rom hanno svuotato tutto: le vetrinette dove tenevo gli orologi e i 60 accendini d'oro. Dai muri hanno staccato pure le tele di Domenico Purificato, il pittore era un amico di famiglia. Per farsi spazio, gli occupanti hanno ammucchiato tutto nel mio studio", continua a raccontare.

Nel suo palazzo ci sono altri due appartamenti occupati e probabilmente è da lì che è partita la voce che il signor Ennio era andato via. "Quando i carabinieri hanno suonato il campanello, si è affacciata una signora con accento straniero, una certa Nadia, con un bimbo in braccio e il dogo. Situazione kafkiana: io sul pianerottolo, lei dentro casa. E pure con un contratto nuovo della luce, il suo nome sul citofono e sulla buca delle lettere. Pazzesco no? Un proprietario sfrattato da un'abusiva. Solo da noi può succedere una cosa così", dice con un velato senso di amara ironia.

Ora il signor Ennio vuole riprendersi la sua vita, ma non prima di aver ringraziato il suo legale: "Una cosa che voglio fare subito, è pagare il fabbro che l'altro giorno ha messo la serratura nuova dopo lo sgombero. C'erano così tante telecamere che non ho capito più niente. E poi appena arriverà il dissequestro voglio festeggiare con l'avvocato Olivieri.

Gli devo una pizza: ma la mangeremo a casa, non si sa mai".

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