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Quei giudici che nessuno può giudicare

È una riforma tiepida. Piccoli passi, nella foschia perenne della giustizia italiana.

Quei giudici che nessuno può giudicare

È una riforma tiepida. Piccoli passi, nella foschia perenne della giustizia italiana. Ma, tanto per cambiare, i magistrati non ci stanno. Annunciano lo sciopero e si mobilitano, come se il calendario fosse fermo al 1992 e alla rivoluzione gloriosa di Mani Pulite.

Invece, scandali e ritardi hanno appesantito la macchina che già funzionava male e Marta Cartabia ha iniziato a mettere doverosamente a posto almeno le viti e i bulloni. Ma la corporazione togata, pur acciaccata, punta il dito contro questo o quel punto. Scendono in campo le correnti, che farebbero meglio ad arrossire davanti allo specchio, e si muovono anche singole personalità, come Sebastiano Ardita, che pure è al Csm, dove ha cordialmente rotto i ponti con il vecchio compagno di cordata Piercamillo Davigo, e ha sguardo profondo e antidogmatico.

Ma questa volta va all'attacco contro una delle innovazioni, non così epocali nell'insieme, meno gradite alla categoria: il fascicolo delle performance. Di che mai si tratta? Semplice: nel quaderno personalizzato entreranno anche gli eventuali svarioni del pm o del giudice. Se un magistrato scrive dieci sentenze che in appello vengono rase al suolo e capovolte, allora quell'incidente verrà registrato. E allo stesso modo verranno annotati dal radar i tonfi dell'accusa: se il pm chiede dieci provvedimenti che dieci volte vengono respinti, vuol dire che qualcosa non gira. E non si può parlare di normale dialettica fra le parti. Ovvio. Ma per Ardita siamo, addirittura, «alla schedatura personale» e in una fase di controriforma. Per punire e silenziare il lavoro meritorio dei magistrati.

Intendiamoci, può essere che qualche parlamentare coltivi rancorosi e insani propositi di vendetta contro il potere giudiziario che negli anni scorsi ha messo all'angolo una traballante politica, ma la verità è molto più terra terra: le valutazioni di professionalità delle toghe sono oggi un catalogo quasi imbarazzante di complimenti, lodi, punti esclamativi. Ci sono le eccezioni, ma sono poca cosa rispetto al peana generalizzato e incondizionato.

Possibile che siano tutti così bravi?

Ma qualcuno ha mai letto gli incredibili strafalcioni che affiorano qua e là, a macchia di leopardo, nei procedimenti disciplinari?

Cartabia fa bene ad andare avanti sulle pagelle, così come sulla separazione delle funzioni che è molto meno, sia chiaro, di quella delle carriere. Per Ardita sarà un vulnus alla cultura della giurisdizione perché il pm sarà più poliziotto. Ma questa è una visione paternalistica.

Per noi è solo una tappa verso un sistema liberale basato su pesi e contrappesi che oggi purtroppo non ci sono.

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