Coronavirus

Il grande show del coronavirus e l'ipocrisia del senso di colpa

Il Covid travolge anche il mondo dei vip: sui social è una gara a fare mea culpa tra chi ha contratto il virus. Ma così passa il messaggio del malato-untore da condannare

Il grande show del coronavirus e l'ipocrisia del senso di colpa

All'inizio dell'anno, quando la prima ondata di contagi si era abbattuta sull'Italia, in molti si erano chiesti come mai avesse risparmiato personaggi famosi. Alcuni, come spesso accade, si erano addirittura spinti a formulare teorie strampalate e del tutto prive di fondamento. La seconda ondata non ha lasciato indenni politici, cantanti, sportivi e vip vari. D'altra parte sono umani come tutti gli altri. Solo che, se sono loro a scrivere sui social della propria esperienza con il coronavirus, ecco che i post vengono immediatamente letti e condivisi da migliaia di persone, diventano immediatamente spunto per un articolo e si tramutano, in un secondo momento, in una intervista a qualche settimanale patinato.

I post dei volti noti hanno ben altro tenore rispetto a quelli della gente comune. Questi ultimi non si fiondano sulla tastiera per condividere il male che li obbliga chiusi in casa, magari reclusi in una camera da letto, ma per denunciare la latitanza dell'Ats, l'impossibilità di ottenere un tampone o il dramma di un proprio caro stroncato dal Covid-19. C'è sempre dolore nelle loro parole. E c'è pure un senso di impotenza per doversi confrontare con un sistema sanitario che non funziona. Un'impotenza che, dopo mesi persi dal governo a non decidere, a non prendere in mano la situazione, a non adottare misure ad hoc per farsi trovare preparati all'arrivo della seconda ondata, rischia di trasformarsi in ira. Nelle dirette social e nei post dei vip contagiati non c'è tutta questa rabbia. Li accomuna, tuttavia, un immotivato senso di colpa che li porta a doversi giustificare con i propri fan. "Credo di averlo preso a una cena perché al ristorante quando si mangia sono tutti senza mascherina", ha spiegato per esempio Nina Zilli. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Valentino Rossi che, alla positività del secondo tampone, si è detto "triste e arrabbiato". "Ho fatto del mio meglio per rispettare il protocollo", ha assicurato il Dottore. Un trend che era iniziato già quest'estate con i pentiti della movida. "Abbiamo abbassato la guardia troppo presto", aveva fatto mea culpa Antonella Mosetti ammettendo di aver trascorso una serata al Billionaire ma anche di non poter essere sicura di essere stata contagiata lì.

Anche i politici giurano di essere sempre stati attenti, come se ammalarsi fosse un reato. "Sono stata molto attenta - ha spiegato la piddì Beatrice Lorenzin a Cartabianca - forse mi sono contagiata toccandomi gli occhi". Nei giorni scorsi anche l'ex ministro Nunzia De Girolamo ci ha tenuto a spiegare come abbia contratto il virus. "L'ho preso da mia madre, a Benevento, senza abbracciarla - ha assicurato - ma stando solo a cena insieme a casa". Poi ha lanciato l'appello a "tenere sempre la mascherina". "Tenete alta l’attenzione - ha poi rincarato - il virus c’è ed è subdolo. È davvero dura". In molti, caduti nelle grinfie del virus infimo, non mancano di lanciare suggerimenti sui social. "Mi raccomando - aveva detto già quest'estate Aida Yespica in una storia su Instagram - massime precauzioni e usiamo tutti le mascherine". Nei giorni scorsi, invece, Nina Zilli ha consigliato ai suoi fan di "non andare al ristorante, di non stare più in luoghi affollati" e, più in generale di "dismettere la vita sociale". "Ho fatto di tutto per non prenderlo, ve lo giuro - ha detto - ma sfugge al nostro controllo". Prenderlo, però, non è una colpa da espiare. Far passare questo messaggio è sbagliato e pericoloso.

Che la comunicazione filtri prima di tutto dai social lo sa benissimo anche Giuseppe Conte. È proprio per questo che nei giorni scorsi, anziché affidarsi ai guru del Comitato tecnico scientifico, ha deciso di convocare Chiara Ferragni e Fedez per lanciare un appello ai più giovani. "Il premier ci ha chiesto aiuto", ha ammesso il cantante. "Ci è stato chiesto un aiuto per esortare la popolazione, in particolare quella più giovane, ad utilizzare la mascherina". E così ha fatto: "Ci troviamo in una situazione molto, molto, molto delicata, l'Italia non si può permettere un nuovo lockdown. In qualche modo il destino e il futuro dell'Italia sono nelle mani della responsabilità individuale di ognuno di noi. Con un semplice gesto potremmo evitare lo scenario tra i più brutti che abbiamo vissuto nei mesi scorsi. Mi raccomando, ragazzi, usate la mascherina". La scelta di Palazzo Chigi ha diviso la politica tra favorevoli e detrattori. Al di là del giudizio la dice lunga sulla battaglia che si sta combattendo.

Se però da una parte è giusta la sensibilizzazione al rispetto delle regole per preservare il bene comune, dall'altra è necessario anche trasmettere che i malati non sono appestati da trattare come untori, che non c'è nessuna colpa a star male, che nella stragrande maggioranza dei casi ci si cura e si guarisce.

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