È una soluzione semplice e nell'interesse di tutti: il centrodestra, che non ha mai espresso un suo uomo al Quirinale, dispone del miglior candidato da mettere a disposizione del Paese, contando anche sulla benedizione dell'Europa che auspica un capo dello Stato di esperienza e prestigio, intendendo proprio Silvio Berlusconi. La sinistra più miope cerca di spingere per qualsiasi altra soluzione, specializzata com'è in fuochi fatui ed effetti speciali. Intanto, Matteo Renzi lascia intendere che Italia Viva sia disposta a far convergere i suoi voti su Berlusconi e ha riconosciuto in Senato i tragici errori di una sinistra che ha sfruttato le persecuzioni giudiziarie contro il Cavaliere, tutte finite nel nulla, salvo una su cui la suprema Corte di Strasburgo attende spiegazioni. La sinistra radicale le prova tutte: spinge per eleggere Mario Draghi che ha un compito che nessun altro primo ministro può portare a termine; oppure torna alla carica con Mattarella affinché accetti di restare; oppure lancia la ministra Cartabia, la quale rovescia i ruoli e va a legittimare Giorgia Meloni, che legittima lei. Strane prove di nervosismo di fronte a una prospettiva vantaggiosa per tutti perché chiuderebbe una lunga e dannosa guerra civile mentale di cui tutti hanno sofferto.
Ma Lega e Fratelli d'Italia quali piani hanno? A parole, entrambi dicono di sì all'uomo che per decenni ha rappresentato da solo il liberalismo italiano. Peccato che subito dopo, i loro leader aggiungano un grosso «ma» e magari anche due, un po' reticenti e inquietanti. Come dire: se proprio non riuscissimo a far di meglio, potremmo persino votare Berlusconi. Intanto, la candidatura del fondatore di Forza Italia viene raggiunta da segnali di attenzione positiva da quella che era la «terra degli infedeli», il Movimento Cinque Stelle. Giuseppe Conte ha sempre manifestato apprezzamento per Berlusconi, ma ora anche Luigi Di Maio sembra sulla stessa linea.
Per tutti i riformisti, la candidatura di Berlusconi è la più utile per la ripresa del gioco democratico in un Paese eternamente commissariato, senza provocare elezioni anticipate che fanno tremare larga parte del Parlamento.
I pezzi in campo, dunque, ci sono tutti e resta solo da sapere se la destra del centrodestra vuole fare di questa battaglia la sua battaglia, senza restare appesa ai «ma», come se fossero le palline dell'albero di Natale.
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