Ponte crollato a Genova

"Quei tiranti non reggono". I messaggi dei tecnici di Autostrade

Per la procura di Genova i venti indagati per il crollo del viadotto Morandi "sapevano dei rischi, ma nessuno è intervenuto". Tra i messaggi che si scambiarono i tecnici si legge: "I tiranti non reggono più"

"Quei tiranti non reggono". I messaggi dei tecnici di Autostrade

La procura di Genova, che indaga sul crollo del ponte Morandi, ha acquisito agli atti le conversazioni via chat tra i tecnici di Autostrade. Materiale molto importante che permetterà di fare luce su quanto si sapeva già ed è stato fatto (o non fatto) prima della terribile disgrazia, costata la vita a 43 persone. Il quadro che emerge a chiare lettere è questo: chi si occupava della sicurezza era consapevole dei rischi dei tiranti. In alcuni messaggi ritrovati dagli uomini della Guardia di finanza si legge: "Non reggono". Purtroppo, però, a fronte di questa consapevolezza, non si è fatto nulla per evitare il peggio. O si è aspettato troppo. Qualcosa in realtà era stato fatto. Proprio la mattina del fatidico 14 agosto, infatti, erano terminati alcuni piccoli lavori di manutenzione sul pilone 9 (quello crollato). Questo dettaglio fa sì che tra i capi di accusa per alcune delle persone indagate ci sia anche quello di aver messo a rischio la sicurezza degli operai. I reati contestati sono omicidio colposo plurimo, omicidio colposo stradale plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Contestato anche l'omicidio stradale, per il mancato rispetto della sicurezza degli automobilisti. Nel mirino, in quest'ultimo caso, vi è chi ha in gestione l'infrastruttura e chi, invece, deve controllare sul rispetto delle regole.

I pm di Genova hanno in mano anche un altro documento molto importante, messo nero su bianco il 12 ottobre 2017 dal cda di Austostrade per l'Italia. In esso si stanziano 20 milioni di euro per ristrutturare i tiranti (opera che era stata fatta nei primi anni Novanta, ma solo in misura limitata). Nel documento si parla in modo esplicito dell'esigenza di "incrementare la sicurezza", per realizzare la quale si mette in conto l'inevitabile limitazione della viabilità, ipotizzando la chiusura notturna per cercare di limitare i disagi al traffico. Non tutti, però, sono d'accordo, e dalla lettura del documento si capisce bene. Il problema evideziato è l'eccessivo rallentamento della circolazione stradale. Ma l'ad Castellucci chiuse il discorso ribadendo la necessità che il ponte fosse sicuro. La procura indagherà su questi aspetti, perché quanto emerso dalla riunione del cda sarebbe la prova della consapevolezza della pericolosità del viadotto.

Ora c'è da attendere il lavoro dei periti, con tutti gli esami tecnici del caso, per verificare da dinamica del disastro.

Poi, coi tempi necessari alla giustizia, si cercherà di fare piena luce sulle responsabilità.

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