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Quote rosa, la lezione del centrodestra

Il paradosso della sinistra femminista è non aver portato nemmeno una donna nella squadra di governo.

Quote rosa, la lezione del centrodestra

Il paradosso della sinistra femminista è non aver portato nemmeno una donna nella squadra di governo. Su otto ministre, infatti, tre sono «tecniche» (Lamorgese, Cartabia e Messa), due di Forza Italia (Carfagna e Gelmini), una della Lega (Stefani), una dei Cinque Stelle (Dadone) e una di Italia Viva (Bonetti). Zero del Partito democratico. La sinistra che vuole imporre (e in parte ha imposto) le quote rosa a tutti i settori - dalle liste elettorali alle aziende private -, è la prima a non rispettarle. Chiariamoci: se Zingaretti, curriculum alla mano, non ha ritenuto opportuno caldeggiare nessuna donna come ministro, non ha commesso alcun peccato. I politici - ma la regola dovrebbe essere valida per tutti - vanno scelti per le proprie capacità, non per l'appartenenza a un genere sessuale. Quindi la scelta è assolutamente legittima, però la sinistra non si metta più a fare la morale sulle quote rosa. Non a caso è il centrodestra, in particolare Forza Italia, a portare il maggior numero di donne nel Consiglio dei ministri. Nessuna delle quali entrata in «quota rosa». A dimostrazione del fatto che, al di là delle parole, delle ideologie femministe, dei se non ora quando, contano le competenze politiche.

Le prime a salire sulle barricate sono proprio le donne di sinistra. «Il nostro statuto prevede metà delle cariche per le donne. Se ci fossimo comportate come Forza Italia - attacca Lia Quartapelle - oggi al governo ci sarebbero dieci donne». Furiosa, logicamente, anche Laura Boldrini che, dopo anni di accuse di machismo e sessismo nei confronti del centrodestra, ora perde tutti i punti di riferimento: «Un fatto grave. Il Pd, se non cambia, finirà per smarrire la sua identità progressista». Sulla stessa lunghezza d'onda anche la Serracchiani e la Bellanova. Ma, d'altronde, è da un po' di tempo che la politica di centrodestra ha iniziato a tingersi di rosa. La seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è di Forza Italia. La neo ministra Mara Carfagna è stata, fino al termine dell'ultimo esecutivo di Conte, vice presidente della Camera dei Deputati. Non solo, è di centrodestra l'unica donna presidente di Regione: Donatella Tesei, governatrice dell'Umbria; senza dimenticare la recentemente scomparsa Jole Santelli, numero uno della Regione Calabria. E poi Giorgia Meloni, unica donna in Italia ad essere a capo di un partito.

Insomma, il vento è cambiato e forse a sinistra dovrebbero riporre nel cassetto i vecchi slogan femministi e, soprattutto, archiviare i pregiudizi nei confronti del centrodestra.

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