Cronache

Il "racket delle salme": cosa facevano negli obitori

Un giro d'affari da 100mila euro, le indagini della procura di Ravenna incastrano alcuni dipendenti Asl e impresari di pompe funebri. Emesse 16 misure cautelari

Il "racket delle salme": cosa facevano negli obitori

Una vera e propria associazione a delinquere sulle salme dei defunti quella portata alla luce dai carabinieri di Ravenna. Questa mattina i militari hanno eseguito una serie di misure cautelari emesse dalla procura della Repubblica nei confronti di 16 soggetti implicati nell'inchiesta denominata "Caro estinto". Dalle indagini degli uomini dell'Arma è emerso che esistava un accordo fra alcuni obitori nel Ravennate, nello specifico Lugo e Faenza, e certe agenzie di pompe funebri.

A mostrare il risultato delle indagini, condotte fra gennaio e maggio 2020, è stato il procuratore ravennate Daniele Barberini. L'attività investigativa ha portato allo scoperto una fitta attività di corruzione fra il Faentino e il Lughese. Alcuni dipendenti della Asl avrebbero infatti convinto i parenti dei defunti a rivolgersi a specifiche agenzie per la gestione delle salme, tutto in cambio di un lauto compenso. Un giro d'affari da 100mila euro.

L'associazione a delinquere

Il compito dei dipendenti Asl coinvolti, spesso infermieri, era quello di indirizzare i parenti dei defunti verso precise agenzie di pompe funebri. Il guadagno per tali interessati "suggerimenti" era di 15-20mila euro l'anno. Oltre ad acquisire clienti sicuri, le imprese di pompe funebri ottenevano considerevoli risparmi nei costi di gestione, dal 50-70%.

L'inchiesta, portata avanti dal pubblico ministero Daniele Barberini, ha incastrato i dipendenti Asl, infermieri addetti alle camere mortuarie che sono stati inchiodati alle loro responsabilità grazie alle intercettazioni.

Nei confronti degli operatori sanitari sono scattate le accuse di corruzione, oltre che di violazione della direttiva regionale del 2019 sulla gestione dei decessi ospedalieri. Gli infermieri, infatti, provvedevano alla vestizione delle salme. C'è poi l'accusa di associazione a delinquere rivolta non solo agli infermieri coinvolti, ma anche a un impresario di pompe funebri.

Racket salme ravennate

Le misure cautelari

In tutto, fanno sapere gli inquirenti, sono 37 le persone coinvolte a vario titolo nell'attività illegale e denunciate. Li misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Ravenna, invece, sono 16.

Nello specifico è stata applicata una misura di custodia cautelare in carcere per un dipendente Asl addetto alla camera mortuaria di Faenza. A seguire ci sono stati 5 provvedimenti di arresti domiciliari nei confronti di 4 dipendenti Asl addetti alle camere mortuarie di Faenza e Lugo e di un impresario di pompe funebri.

Il gip ha inoltre emesso 10 misure di interdizione di esercizio dell’attività professionale con divieto temporaneo di 10-12 per 10 titolari di onoranze funebri operanti nel territorio ravennate.

"Un malcostume che purtroppo non vediamo per la prima volta", è stato il commento conclusivo di Barberini.

"È un settore particolarmente delicato che coinvolge le persone in un momento in cui sono particolarmente sensibili quindi qualunque suggerimento che arriva dall'esterno viene colto, il quale non sempre è disinteressato", ha aggiunto.

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