Ho visto quel ragazzo che tremava, mentre cadeva a terra". Il carabiniere indagato per la morte di Davide Bifolco, il ragazzino ucciso dopo un rocambolesco inseguimento tra giovedì e venerdì notte al rione Traiano di Napoli, racconta a Conchita Sannino su Repubblica come sono andate realmente le cose. Non è una difesa, ma un attento resoconto dei fatti. "Sono inciampato", racconta svelando di avere il colpo in canna unicamente perché credeva che i tre ragazzi che non si sono fermati all'alt "fossero armati". "Avevo nella destra la mia arma con il colpo in canna - continua - e con la sinistra cercavo di bloccare il soggetto con il giubbotto rosso che stava per scappare di nuovo". Ed è stato così che, dopo essere inciampato, il colpo è partito accidentalmente.
Il militare è accusato omicidio colposo. Ai procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio, che coordinano l'indagine del pm Manuela Persico, è stato affidato il compito di ricostruire la fuga di tre ragazzi finita e la morte del 17enne. Il militare che ha sparato ha 32 anni, di cui oltre undici di esperienza. Lavora da tempo al reparto Radiomobile. Tanto che davanti al pm Persico non perde mai la calma e risponde a tutte le domande spiegando, punto per punto, cosa è successo quella notte. "Voglio precisare che io non ho mai puntato la pistola né contro quel giovane, né contro altri presenti", racconta ribadendo di aver inseguito "il fuggitivo" che, a tre giorni dall'omicidio, ancora non si trova. Il terzo ragazzo, che sedeva sullo scooter Honda Sh 300 senza casco, senza assicurazione e senza patentino, sarebbe Arturo Equabile, ricercato dal febbraio scorso dopo aver violato gli arresti domiciliari. "Il soggetto ci era già sfuggito, poi ci era stato segnalato su uno scooter".
Tutto comincia intorno alle 22.30, quando Equabile viene segnalato dalla centrale "in sella a un Honda Sh". La gazzella del Radiomobile continua a cercarlo, fino alle 2.30. "All'altezza del viale Traiano - spiega il carabiniere - vediamo quel ciclomotore con tre persone a bordo. Li inseguiamo, arriviamo fino al senso rotatorio di via Cinthia e quando loro svoltano, io riconosco seduto proprio in mezzo il soggetto: Equabile". In quel momento il carabiniere scorge "uno scintillìo, che proviene da qualcosa di metallico: il soggetto ce l'ha nella sinistra".
"I ragazzi cercano di superare il cordolo dello spartitraffico - continua il militare - noi gli stiamo dietro, quando lo scooter perde velocità e si arena noi ormai non riusciamo a fermarci e finiamo per toccarli e farli cadere". Mentre Equabile scappa, l'appuntato cerca di fermare Bifolco e Triunfo. Il primo è a terra, l'altro cerca di darsela a gambe. "Esco dall'auto con la pistola nella destra e il colpo in canna per difendermi - spiega - a quel punto, con la mano sinistra trattenevo con la mano sinistra il soggetto che cercava di divincolarsi e con la destra tenevo l'arma. A quel punto sono inciampato sul marciapiede e stando per cadere, ho inavvertitamente fatto esplodere un colpo. Appena mi sono accorto dell'esplosione ho visto l'altro ragazzo che tremava, cadere".
Spunta intanto un nuovo video che mostra l’irruzione di un carabiniere nella sala giochi a poca distanza dal luogo dove è morto Davide. Il militare cercava di catturare il latitante Arturo Equabile che, a quanto risulta agli investigatori, si era prima poco prima dato alla fuga in sella al motorino dove viaggiava insieme con Bifolco. Il filmato è stato diffuso dal legale della famiglia Bifolco, l’avvocato Fabio Anselmo.
538em;">Secondo quanto riferito, il carabiniere che fa irruzione nel locale di via Chintia era l’autista della Radiomobile che inseguì i tre giovani che non si erano fermati all’alt, e non il militare che esplose il colpo di pistola che uccise il 17enne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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